Oggi su America24:
"In una competizione aperta per la candidatura repubblicana, nessuno aveva mai vinto sia Iowa che in New Hampshire, come ha fatto Mitt Romney. Nessuno è mai arrivato solo quarto o quinto in New Hampshire, come hanno fatto Newt Gingrich e Rick Santorum, ed è poi ottenuto la candidatura. Nessuno ha completamente saltato lo Iowa, come ha fatto Jon Huntsman, ed ha poi vinto altrove. Nessuno si è mai ripreso dopo aver racimolato appena l'1% che Rick Perry ha ricevuto nel Granite State. E nessuno è diventato il candidato dopo non essere riuscito a vincere nessuna delle prime due competizioni, posizione nella quale si trova Ron Paul".
Questo quadretto piuttosto inequivocabile è opera di Karl Rove, il famigerato spin doctor di George W. Bush, "architetto" delle sue molte vittorie elettorali, il quale da molti mesi è attivo con la sua associazione Crossroads per giocare un ruolo di primo piano nelle elezioni di quest'anno. A questo punto, dopo le primarie del New Hampshire ed in vista di quelle del South Carolina, ha deciso di "mettere il cappello" sulla probabile (anche se non del tutto certa) vittoria di Romney, con un corsivo dal titolo "Romney fa la Storia" (notare il tempo presente: non "la farà", la sta già facendo) pubblicato stamattina dal Wall Street Journal.
Rove, che la sa lunga su come si vincono le primarie (memorabili i fatali "colpi bassi" che John McCain subì proprio in South Carolina nel 2000, quando era lui a capo della campagna per la candidatura di Bush), lascia quindi intendere che Romney è ormai destinato a vincere, ma - da vecchio volpone - si guarda bene dallo sbilanciarsi con un vero e proprio endorsement: "quest'anno si fa la storia, qualunque cosa accadrà ora", scrive (cioé sia che Romney vinca sia che perda, ma in realtà il pronostico è evidente).
Vale la pena di ricordare che lo stesso Rove alla fine di dicembre, sempre dalle colonne del Wall Street Journal, si era prodotto in una lunga "profezia" politica per l'anno nuovo, nella quale aveva azzardato il rponostico della sconfitta del presidente uscente: "La ripresa economica" aveva scritto "continuerà ad essere anemica, lasciando sostanzialmente immutate al giorno delle elezioni sia la disoccupazione, sia i timori che il presidente non sia all'altezza di un compito tanto impegnativo. A causa di ciò, Obama perderà, subendo un calo di consensi in tutti i cinque gruppi elettorali che erano stati determinanti per la sua vittoria nel 2008 - indipendenti, donne, latinos, giovani ed ebrei. Riuscirà ad avere la maggioranza del voto di almeno tre di questi gruppi, ma non nella stessa misura in cui l'ebbe nella precedente elezione".
Allora Rove si era ben guardato dall'indicare chi sarebbe stato il candidato repubblicano a beneficiarne; oggi sembra molto meno cauto.
Rove, che la sa lunga su come si vincono le primarie (memorabili i fatali "colpi bassi" che John McCain subì proprio in South Carolina nel 2000, quando era lui a capo della campagna per la candidatura di Bush), lascia quindi intendere che Romney è ormai destinato a vincere, ma - da vecchio volpone - si guarda bene dallo sbilanciarsi con un vero e proprio endorsement: "quest'anno si fa la storia, qualunque cosa accadrà ora", scrive (cioé sia che Romney vinca sia che perda, ma in realtà il pronostico è evidente).
Vale la pena di ricordare che lo stesso Rove alla fine di dicembre, sempre dalle colonne del Wall Street Journal, si era prodotto in una lunga "profezia" politica per l'anno nuovo, nella quale aveva azzardato il rponostico della sconfitta del presidente uscente: "La ripresa economica" aveva scritto "continuerà ad essere anemica, lasciando sostanzialmente immutate al giorno delle elezioni sia la disoccupazione, sia i timori che il presidente non sia all'altezza di un compito tanto impegnativo. A causa di ciò, Obama perderà, subendo un calo di consensi in tutti i cinque gruppi elettorali che erano stati determinanti per la sua vittoria nel 2008 - indipendenti, donne, latinos, giovani ed ebrei. Riuscirà ad avere la maggioranza del voto di almeno tre di questi gruppi, ma non nella stessa misura in cui l'ebbe nella precedente elezione".
Allora Rove si era ben guardato dall'indicare chi sarebbe stato il candidato repubblicano a beneficiarne; oggi sembra molto meno cauto.
Nessun commento:
Posta un commento