“Mitch Daniels, l'uomo che potrebbe trasformare completamente il campo repubblicano”. E' il titolo di un pezzo di Chris Cillizza del Washinton Post datato 9 maggio 2011. Eppure calzerebbe alla perfezione ad uno di quelli chi si leggono in queste ore. E questo è niente: c'è un pezzo dell'Economist che risale addirittura al ferragosto del 2010 – un anno e mezzo fa – nel cui sottotitolo ci si chiede, retoricamente, se Daniels possa “salvare i repubblicani da se stessi e proporre un'alternativa pragmatica a Barack Obama”.
Dopo tutto questo tempo, siamo al punto di partenza: si discute daccapo sulla possibilità che il Governatore dell'Indiana ci ripensi, si conceda e cali come un deus ex machina a salvare le primarie repubblicane dall'autodistruzione.
Questa sera il Presidente Obama terrà in diretta televisiva l'ultimo Discorso sullo Stato dell'Unione del suo primo mandato; pochi minuti dopo andrà in onda il tradizionale controdiscorso dell'opposizione repubblicana, e il portavoce designato quest'anno per fare da controcanto ad Obama sarà proprio lui, l'ineffabile Mitch. Lo si è saputo nelle stesse ore in cui l'esito della primarie della South Carolina metteva i repubblicani di fronte all'amara realtà della mancanza di un candidato vincente, e il contesto ha istantaneamente generato una nuova giostra di speculazioni sulla possibilità che Daniels scenda in campo tardivamente e colmi come per magia il vuoto creatosi nel processo di selezione dell'anti-Obama – e che magari la ribalta stasera gli sia stata data proprio per vedere l'effetto che fa in vista di un suo possibile “lancio”.
Questa sera il Presidente Obama terrà in diretta televisiva l'ultimo Discorso sullo Stato dell'Unione del suo primo mandato; pochi minuti dopo andrà in onda il tradizionale controdiscorso dell'opposizione repubblicana, e il portavoce designato quest'anno per fare da controcanto ad Obama sarà proprio lui, l'ineffabile Mitch. Lo si è saputo nelle stesse ore in cui l'esito della primarie della South Carolina metteva i repubblicani di fronte all'amara realtà della mancanza di un candidato vincente, e il contesto ha istantaneamente generato una nuova giostra di speculazioni sulla possibilità che Daniels scenda in campo tardivamente e colmi come per magia il vuoto creatosi nel processo di selezione dell'anti-Obama – e che magari la ribalta stasera gli sia stata data proprio per vedere l'effetto che fa in vista di un suo possibile “lancio”.
Il principale sponsor di questa fantomatica opzione è il direttore del Weekly Standard Bill Kristol, il quale stanotte, dopo aver assistito al dibattito tra i candidati in Florida, si è spinto a proclamare che il vero vincitore sarebbe lui, il convitato di pietra Mitch, uno che non ha nell'armadio nè gli scheletri di Romney nè quelli di Gingrich.
Amministratore stimato, uomo pacato e riflessivo, gradevole anche se né bello né carismatico (anzi un tantino incolore), Daniels è un “conservatore fiscale”, campione dei tagli alla spesa e del pareggio di bilancio. Un anno fa si era messo in mostra alla CPAC, la conferenza annuale dell'area conservatrice, proclamando che “il debito pubblico è la nuova “Minaccia Rossa”: nel senso che è il mostro per sconfiggere il quale le varie componenti della galassia repubblicana dovrebbero coalizzarsi, rinunciando ad altre priorità, come fecero negli anni della Guerra Fredda.
David Brooks scrisse sul New York Times che si era trattato nientemeno che di “uno dei migliori discorsi repubblicani degli ultimi decenni”. Si fece un gran discutere di come il governatore dell'indiana fosse il candidato ideale, quello che avrebbe potuto mettere d'accordo l'establishment del partito e la base arrabbiata dei Tea Party.
Poi, a maggio l'interessato si chiamò ufficialmente fuori, annunciando che aveva deciso di non candidarsi. Ma ora, nel caos di questi giorni, si rincorrono le voci di un suo ripensamento – complice il fatto che Daniels,contrariamente al governatore del New Jersey Chris Christie che si è schierato con Romney, si è ben guardato dal dare il proprio endorsement ad alcuno dei candidati in lizza.
David Brooks scrisse sul New York Times che si era trattato nientemeno che di “uno dei migliori discorsi repubblicani degli ultimi decenni”. Si fece un gran discutere di come il governatore dell'indiana fosse il candidato ideale, quello che avrebbe potuto mettere d'accordo l'establishment del partito e la base arrabbiata dei Tea Party.
Poi, a maggio l'interessato si chiamò ufficialmente fuori, annunciando che aveva deciso di non candidarsi. Ma ora, nel caos di questi giorni, si rincorrono le voci di un suo ripensamento – complice il fatto che Daniels,contrariamente al governatore del New Jersey Chris Christie che si è schierato con Romney, si è ben guardato dal dare il proprio endorsement ad alcuno dei candidati in lizza.
In realtà questa della candidatura Daniels è un'ipotesi un po' folle: essendosi tenuto fuori dal processo delle primarie, non ha costruito la rete di persone ed organizzazioni sul territorio, non ha raccolto i denari, non ha nemmeno abbozzato un programma elettorale su temi importanti come ad esmepio la politica estera, e soprattutto non si è fatto conoscere (oggi come oggi solo la ristretta minoranza di elettori che segue assiduamente la politica sa chi sia: l'americano medio non l'ha mai sentito nominare).
Ma il solo fatto che sulla sua fantomatica tentazione di ripensarci si stia facendo tutto questo chiasso, la dice lunga sul senso di inadeguatezza che serpeggia tra le fila dei repubblicani, che a tempom ormai quasi scaduto si sentono sempre più sprovvisti di un leader.
uscito su Good Morning America
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