Nel 1996, la campagna elettorale per la conquista della Casa Bianca fu segnata dal debutto di una rivoluzionaria novità tecnologica: la pagina web dei candidati. Nel 2000, la grande novità fu l'utilizzo di Internet per raccogliere finanziamenti elettorali; nel 2004, fu la volta dell'utilizzo della rete per organizzare eventi elettorali.
Quella del 2008 è stata la campagna elettorale dei social network, soprattutto grazie all'utilizzo fattone dallo staff di Barack Obama nel quale, non a caso, lavorava uno dei cofondatori di Facebook, il 24enne Chris Hughes (il biondino compagno di stanza di Zuckerberg ad Harvard e suo compagno di avventura nell’impresa che anni dopo sarebbe stata immortalata nel film "The Social Network"). Era stato lui a concepire e dirigere il sito My.BarackObama.com, dove nuovi simpatizzanti confluivano spontaneamente con il passaparola telematico toglirendo valore ai vecchi indirizzari detenuti dal network di candidati più navigati come Hillay Clinton. Oltre a tenersi in contatto con il quartier generale della campagna come tradizionalmente era sempre avvenuto, ora i simpatizzanti si tenevano in contatto anche fra di loro, costruendo a costo zero un nuovo tipo di militanza più “orizzontale”.
E ora, quale sarà la novità nelle elezioni di quest'anno? Quando alla vigilia delle ultime midterm il mitico Filippo “Nomfup” Sensi lo chiese a Sam Graham-Felsen , che nel 2008 aveva guidato il blog elettorale di Obama, la risposta parve deludente: “Sinceramente, per le campagne elettorali, la killer app resta la posta elettronica. E credo sarà così anche nei prossimi anni. Forse la geolocalizzazione avrà un impatto interessante sulle prossime elezioni perché renderà più facile che mai fare una campagna sul territorio, ad esempio per il porta a porta".
Quella risposta racchiudeva però qualcosa di molto meno banale di quanto potesse apparire. Lo svela ora l'esperto Sasha Issemberg in un imperdibile pezzo appena uscito su Slate con il titolo “La Balena Bianca di Obama”. A quanto pare nel quartier generale di Chicago – la “bestia perfetta” recentemente raccontata qui in anteprima da Mario Platero - si sta mettendo a punto un sistema di information-sharing che consentirà di creare un dettagliato profilo di ognuno dei milioni di simpatizzanti dei quali il comitato elettorale ha un indirizzo email. Questo tipo di database andrà a sostituire il tradizionale indirizzario: oltre a tener conto di dove il singolo simpatizzante risiede (come ci si limitava a fare quattro anni fa, registrandone il codice di avviamento postale), si tiene “automaticamente” conto della sua età, del suo sesso, del suo grado di istruzione, della sua professione, del suo credo religioso; inoltre il sistema considera la sua registrazione elettorale (se risulta essere un elettore democratico, repubblicano o indipendente) e se possibile si tene conto di quali sono le questioni che risultano stargli a cuore, ad esempio perché si sa che in passato si è già mobilitato.
Questo consente di inviare delle email molto meno anonime e asettiche di quelle utilizzate un tempo. Basta con i soliti appelli a donare denaro o a firmare banali petizioni: il futuro è inviare messaggi differenziati, non lo stesso messaggio a tutti. Messaggi più forti e più provocatori a chi si presume li apprezzerà, messaggi più moderati ad altri, nessun messaggio a chi su quel determinato tema conviene non contattare affatto. Un sistema di email “intelligenti”, insomma, che consentirà di comunicare la stessa cosa nello stesso istante in dieci modi diversi ad altrettante categorie diverse di destinatari. Ad esempio: un messaggio elettorale che polemizza contro la posizione dei repubblicani in tema di contraccezione, che un tempo per timore di urtare la sensibilità di simpatizzanti troppo moderati o troppo religiosi non sarebbe stato inviato affatto o sarebbe stato inviato solo in una versione soft e solo ai residenti nelle zone del Paese ad orientamento più progressista, ora si potrà inviare ovunque perché lo si invierà solo a chi si sa essere ben disposto in quel senso. Non solo: se ne potrà inviare una versione molto più radicale a determinati elettori (esempio: giovani donne democratiche che non vanno in chiesa la domenica), e una molto più moderata ad altri. Altrettanto sui diritti dei gay, e così via. E ancora: non si molesterà più a vuoto con richieste di donazioni a chi abbia già versato tutti i 2.500 dollari consentiti dalla legge, perché l'invio di quelle richieste verrà automaticamente limitato solo a chi non abbia ancora raggiunto quella cifra.
Questa sofisticazione, che per ragioni ancora oscure viene portata avanti con il nome in codice di “Operazione Narvalo” (dal nome del cetaceo unicorno dell'Artico), e sulla quale lo staff del presidente è per ora molto restio a lasciar trapelare troppi dettagli, potrebbe essere l'“arma segreta” delle prossime elezioni. Di certo rapprresenta un sogno proibito, una sorta di pietra filosofale della comunicazione politica, che darà da discutere agli spin doctor di mezzo mondo nei prossimi mesi.
Uscito su Good Morning America
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