Febbraio doveva essere il mese di Mitt Romney. Dopo aver vinto la primaria della Florida lasciando indietro Newt Gingrich di 14 punti percentuali e prendendo da solo più voti di quelli di Gingrich e di Santorum messi assieme, aveva a disposizione tutto il mese per consolidare la sua immagine vincente di uomo solo al comando, e di unico vero sfidante di Obama. E invece. Quando sabato ha vinto i caucus del Nevada molti hanno parlato di trionfo, ma ad un occhio attento si cominciava ad intravedere quakche crepa. Ha preso 16,486 voti, pari al 50% (più del doppio di Gingrich); ma va considerato che nel 2008 ne aveva presi 22,649, allora pari al 51,1% perché l'affluenza era stata molto più alta. Quindi ha vinto con un punto percentuale in meno e con oltre seimila voti meno di quattro anni fa, quando poi perse le primarie.
Dopo la crepa, martedì sono caduti i calcinacci. Il “favorito” ha perso tutte e tre le votazioni in programma: i caucus del Minnesota e del Colorado, e la primaria del Missouri. Sono votazioni che contano zero nell'assegnazione dei delegati alla convention, ma la proporzione di questa tripla sconfitta lascia pensare.
Dopo la crepa, martedì sono caduti i calcinacci. Il “favorito” ha perso tutte e tre le votazioni in programma: i caucus del Minnesota e del Colorado, e la primaria del Missouri. Sono votazioni che contano zero nell'assegnazione dei delegati alla convention, ma la proporzione di questa tripla sconfitta lascia pensare.
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