martedì 16 ottobre 2012

L'INCOGNITA DEL "TOWN HALL"

Qualunque cosa accada, una cosa è certa: il secondo dibattito tra Barack Obama e Mitt Romney sarà molto diverso dal primo. Per la semplice ragione che il match di questa sera non si terrà con la modalità del semplice uno contro uno, ma con quella del cosiddetto "town-hall meeting", ispirata alla nobile tradizione delle assemblee dei cittadini nella sala municipale nelle prime cittadine del New England coloniale. Un dibattito in cui il pubblico non si limita a fare tappezzeria, ma interloquisce con i candidati formulando le domande.
Anche nel farsi campagna elettorale il singolo candidato tiene spesso dei “town-hall”, rispondendo a domande dei suoi sostenitori; ma la situazione è molto diversa quando, in un dibattito come quello di stasera, “la gente” - un'ottantina di persone sedute intorno al palco, selezionate dalla Gallup tra gli elettori indecisi – pone quesiti a due avversari, i quali rispondendo si fronteggiano un po' come su un ring di pugilato, alzandosi a turno da uno sgabello (persino gironzolando come degli intrattenitori, se vogliono).

Il ruolo del moderatore in questo caso consiste non nel formulare proprie domande, ma nel selezionare le più meritevoli tra quelle proposte dal “pubblico”, e nello stabilirne la sequenza. Ogni domanda viene rivolta ad uno solo dei due candidati il quale ha massimo due minuti per rispondere, dopodiché l’avversario ha due minuti commentare. Quindi sotto con un’altra domanda, a parti invertite.
Quest'anno il compito di moderare il “town-hall” è stato affidato a Candy Crowley della CNN, la quale in una serie di interviste ha lasciato intendere di non avere nessuna intenzione di limitarsi allo smistamento delle domande del pubblico: “una volta che il candidato avrà risposto, resterà del tempo per me, per inserirmi con interventi del tipo: ehi, aspetti un secondo, e come la mettiamo con x, y e z?”. Domenica Mark Halperin di Time ha rivelato che sia il Team Romney che il Team Obama hanno espresso preoccupazione rispetto a questa "invadenza" pretendendo, in base ad un accordo firmato dei due rispettivi staff (ma non dalla moderatrice), che la Crowley stia al suo posto e non pretenda di inserire proprie domande.

Non è un caso se sia dal quartier generale di Chicago che da quello di Boston trapeli tanto nervosismo. Il “town-hall” è una prova difficile: richiede ad entrambi i candidati una capacità di improvvisazione nettamente superiore a quella degli altri due dibattiti, e li pone alle prese con domande molto più sfacciate ed aggressive.
Otto anni fa ad esempio, in apertura del "town-hall" tra George W. Bush e John Kerry, una signora chiese al candidato democratico: “Senatore, dopo aver parlato con molti colleghi di lavoro e con molti parenti ed amici, ho chiesto a quelli di loro che mi hanno detto di non voler votare per Lei il perché della loro scelta, e loro mi hanno risposto che Lei è troppo voltagabbana. Ha una risposta per loro?”.

Quattro anni fa il più in ansia per la graticola delle "domande del pubblico" era Obama, oratore carismatico ma molto molto impostato, un prodotto da scripted events che non è mai stato bravo ad improvvisare. Il suo avversario di allora, il senatore repubblicano John McCain, è invece notoriamente un campione in questo tipo di prova.

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