venerdì 12 ottobre 2012

IL SACRIFICIO DEL GUERRIERO JOE

Joe Biden ha giocato il tutto per tutto. Si è immolato per la causa, in un certo senso. Doveva assolutamente impedire che il dibattito vicepresidenziale - altrimenti di per sè sostanzialmente irrilevante - si prestasse a fare da eco alla figuraccia di Obama nel primo dibattito contro Romney. Doveva dirottare - a tutti i costi, anche costo di sdraiarsi sui binari - la devastante narrativa innescatasi la settimana scorsa, stando alla quale chi oggi siede alla Casa Bianca risulta del tutto logoro e demotivato, mentre chi ambisce a rimpiazzarlo si dimostra tonico e brillante. Ha fatto il suo dovere. Ha rinunciato ad essere presidenziale o anche solo vicepresidenziale, ed ha invece fatto il guastatore. Se il vecchio Joe non avesse fatto ricorso a questa tattica estrema, stamattina staremmo presumibilmente parlando della brillante performance del giovane Paul, il quale, preparatissimo come da pronostico, ha dimostrato di saper tener banco anche sulla politica estera (questo era probabilmente l'unica vera incognita a suo carico). E invece, sghignazzando sonoramente tutto il tempo (anche quando si parlava di morti ammazzati in Libia o di nucleare iraniano), interrompendo di continuo (82 volte, puntualizza qualcuno), tenendo un contegno a confronto del quale la Sarah Palin che affrontò quattro anni fa pare il Segretario Generale dell'ONU, Biden ha evitato questo: e quindi ha evitato il peggio. Difficilmente avrebbe potuto portare a casa un risultato più utile.

La curva dei tifosi è in visibilio, neanche il ticket democratico avesse già vinto l'elezione: Biden ha fatto ciò di cui Obama era parso incredibilmente incapace la settimana scorsa, ha difeso l'operato di questa amministrazione a spada tratta, ha tirato fuori la polemica sul "47%" ben tre volte, non ha concesso all'avversario nessuno spazio di manovra. L'apertura trionfale di Talking Points Memo, secondo il quale "I Democratici hanno finalmente avuto il dibattito che volevano", o dell'Huffington Post, che proclama festosamente che nel dibattito di ieri sera "C'è solo Joe", confermano che lo show del vicepresidente uscente ha galvanizzato chi era già perfettamente convinto di votare per Obama e per lui. David Weigel su Slate lo descrive come un "guerriero felice" che ha già "salvato la campagna" per la rielezione di Obama. Chris Mattews della MSNBC, che la settimana scorsa si era prodotto in uno sfogo disperato dopo il flop di Obama nel primo dibattito, ieri sera gongolava per la "chiara vittoria" di Biden. e così via.
Ma fuori dalla cerchia dei fans, il dubbio è se nel mostrarsi tanto carico - forse persino un po' sovraccarico - in contrapposizione all'Obama con la batteria a terra visto a Denver la settimana scorsa, Biden non abbia rischiato un po' troppo. "Ryan sembrava uno spettatore", osserva Glenn Thrush di The Politico. Secondo Mark Halperin di Time, lo sfidante repubblicano è apparso "calmo, maturo, un leader", ma questo in fondo è nè più nè meno di ciò che ci si aspettava da lui, mentre Biden è stato "decisamente sopra le righe", e così facendo ha rubato la scena sul piano mediatico al suo avversario... ma potrebbe aver esagerato al punto da precludere allo stesso Obama la possibilità di usare toni troppo accesi nel secondo dibattito. Ancora più drastico il politologo Larry Sabato, che su Twitter si chiede se dominando la scena in modo tanto efficace Biden non abbia rischiato di "far apparire ancora peggiore lo storico fallimento di Obama nel primo dibattito". 
Secondo Chris Cillizza del Washington Post, Biden è risultato "vincente nell'ultimo quarto d'ora", quando si è infine un po' calmato, ma "perdente nei primi 75 minuti", perchè la sua performance forzata e sgarbata "non farà felice chi pensa che la politica dovrebbe essere un po' più civile". Ezra Klein, che sullo stesso quotidiano rappresenta una voce più marcatamente di sinistra, ammette che l'esito di questo dibattito probabilmente non sposterà voti, ma evidenzia che almeno Biden ha "fermato l'emorragia", ed era questa la sua missione - compiuta. Stessa opnione e stessa metafora clinica - l'emorragia arrestata - anche per Ben Smith e Zeke Miller di BuzzFeed (che non manca di offrire una doverosa carellata delle smorfie e dei gesti teatrali di Biden).
Il dubbio che Biden abbia un pochino esagerato, però, serpeggia. "Persino mia moglie, che pure vedrebbe volentieri Paul Ryan come primo uomo spedito su Marte, mi ha chiesto come mai Biden non faceva che sorridere tutto il tempo e come mai i suoi denti erano così bianchi. E io non ho una risposta a queste domande", scherza John Cassidy del New Yorker , che comunque assegna la "vittoria" a Biden per aver "dominato la serata ed ha costretto Ryan sulla difensiva". E Jonathan Martin, firma di punta di The Politico, osserva che Biden "ha dato ai Democratici ciò di cui avevano più bisogno", ma a costo di oscurare buona parte della sostanza politica dei propri interventi con un folklore sgarbato che potrebbe urtato la sensibilità di molti spettatori.
I repubblicani ora non possono far altro che tentare di ritorcere a boomerang contro la squadra avversaria gli eccessi di Biden, ad esempio con spot come questo che hanno prontamente sparato online nottetempo:
Alla fine, i casi sono due: se, come afferma il sondaggiologo del New York Times Nate Silver, l'ascesa di Romney nei sondaggi successivi al primo dibattito si deve ad una perdita di entusiasmo tra gli elettori democratici, allora  ci si può aspettare una inversione di tendenza nelle prossime ore; se invece, come molti altri sostengono, la rimonta di Romney nell'ultima settimana fosse piuttosto imputabile ad un parziale smottamento in suo favore tra gli elettori indecisi, Biden ieri sera avrebbe fatto solo un po' di damage control, ma nulla di più.  Solo i sondaggi dei prossimi giorni ci diranno chi ha visto giusto.

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