venerdì 16 settembre 2011

L'ANTIDOTO

Quella qui sopra è la copertina del nuovo numero di TIME in edicola oggi. Contiene una lunga dissertazione sul personaggio, della sua storia e del suo futuro, nonché un'intervista esclusiva rilasciata tre giorni fa dal governatore del Texas al famigerato Mark Halperin e al direttore Rick Stengel, che ci ha fatto su anche il suo editoriale. Sul sito della rivista ci si può financo deliziare con un patinato retroscena su come gli hanno scattato la fotografia.
Ove mai ce ne fosse stato bisogno, è una conferma del fatto che, ad appena un mese dalla sua discesa in campo, Rick Perry è l'uomo del momento, il personaggio attorno al quale ruota il grande show della politica a stelle e strisce. Magli articoli di questo TIME, francamente, non sono memorabili; piuttosto, se davvero si vuole capirne di più (in un certo senso: se davvero si vuol capire perché oggi Perry è sulla copertina di TIME) conviene per una volta leggere un pezzo nostrano, quello del sempre ispirato Stefano Pistolini che il Foglio ha pubblicato mercoledì.
Alcuni estratti:
"Rick Perry “è” il candidato: Romney istantaneamente si riduce a sparring partner. Lo scontro fatale a cui l’America ora si prepara è quello tra due visioni del mondo opposte, con Obama e Perry degnamente agli antipodi. [...]
Candidato perforabile, attaccabile. Pieno di incongruenze, contraddizioni, inciampi: da mal di testa per le teste d’uovo che credono nella possibilità d’assemblare il tipo-alpha per la Casa Bianca. Ma anche colui che rende superflui simili esperimenti. [...]
E' così che nasce un candidato forte, ben prima dei suoi argomenti e dello screening della sua biografia. E' cos' che si conquista il mandato per il tentativo dei tentativi - prendere in mano il destino della nazione. Seguiranno gli esami, arriveranno i capi d'accusa, sarà necessario spalmare la credibilità su una piattaforma reale: ma è in quel momento, tutto emotivo, consumato nel giro di pochi giorni, come ogni colpo di fulmine che si rispetti, è lì che scocca la scintilla tra il cuore-pensiero di metà nazione e il suo improvviso beniamino. Il resto saranno aggiustamenti: ma c’è da scommettere che milioni di quei voti – se arriverà in fondo – Perry li ha già conquistati e difficilmente li perderà. Perché l’alternativa è Mitt Romney e quella di Romney è un’America che interessa a una minoranza del paese. [...]
Non è difficile ricordare cosa accadde nell’anno 2008 allo sfavorito Barack Obama, nero e di middle name Hussein, con tanti coni d’ombra nella sua storia. Vinse il mandato emotivamente, pronunciando slogan e promesse, incarnando una positività presidenziale, che nel suo caso rasentò la mistica. Gli argomenti, arrivati a rimorchio nei mesi successivi, non avrebbero modificato quel formidabile atto d’amore. Se solo, poi, non fossero trascorsi quattro anni di sostanziali insuccessi, giocati tutti in difesa, a resistere, a mettere pezze, a tentare sortire riformistiche, dotate di senno, ma non di tempismo. L’Obama ai minimi storici di popolarità verso cui rivolge i suoi eserciti il candidato repubblicano del 2012 è un candidato battibile. A patto di rappresentarne l’antidoto, di porsi come incarnazione del la ripartenza, l’alternativa secca, lo U-turn. Si cambia, a ritroso ma con forza, perché soltanto con forza l’America può tentare la risalita. [...]
L’altra America, quella “vino, formaggio e Jonathan Franzen”, ha smesso di dire che Perry è l’avversario augurabile, in quanto battibile. Il texano potrebbe diventare il loro incubo".

Neanche due settimane fa, scrivevo che l'elezione del 2012 somiglierà a quella del 1979, nel senso che si giocherà sulla delusione nei confronti di un presidente democratico eletto per voltare pagina rispetto ad un ciclo repubblicano impopolarissimo e non mostratosi in grado di far partire un nuovo ciclo, e sulla voglia di ritrovare un leader in grado di reagire e rimettere in moto le cose.
Forse non dovrò rimangiarmelo, quel pronostico. 

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