giovedì 8 settembre 2011

IL DUELLO - PARTE PRIMA


Ha ragione Daniele Bellasio: bastano meno di tre minuti del primo dibattito, servito ieri sera alla Reagan Library da The Politico e dalla NBC - quei tre minuti in cui Rick Perry e Mitt Romney hanno giocato a sfottersi e controsfottersi sulla questione della "job creation" - per farsi un'idea di come saranno le primarie presidenziali repubblicane di quest'anno.
Non solo nel senso in cui lo intende Daniele, ossia per aver conferma del fatto che la questione della (dis)occupazione sarà il perno ed il tormentone della stagione elettorale 2012, ma anche per aver conferma del fatto che si tratterà di primarie tutt'altro che noiose.
Ove mai ve ne fosse stato bisogno, il dibattito che ieri sera si è svolto all'ombra della fusoliera di quello che un tempo fu l'Air Force One di Ronald Reagan ha anche confermato, sin dal primo atto, il copione di un duello: una sfida tra due pezzi grossi - l'ex governatore del Massachussetts e l'attuale governatore del Texas.
Il filmato va visto, merita. Perry attacca facendo presente, con un ghigno beffardo, che Michael Dukakis (il democratico che governò il Massachussetts negli anni di Reagan ma poi fallì nella corsa alla Casa Bianca contro Bush padre, rimanendo segnato a vita dall'etichetta di loser) "creò posti di lavoro ad un ritmo triplo di quello in cui ci sei riuscito tu, Mitt".
Romney replica senza scomporsi, dicendo che se è per questo in Texas "George Bush ed il suo predecessore crearono posti di lavoro ad un ritmo maggiore di te, caro governatore". E così via.
La battuta più sagace l'ha probabilmente imbroccata Romney, quando, per rendere l'idea di come Perry non possa attribuirsi più di tanto il merito del "miracolo texano", ha detto che "sarebbe come se Al Gore dicesse di aver inventato Iternet" - una minchiata che si dice l'ex vicepresidente abbia detto veramente, anche se in realtà è una mezza leggenda metropolitana, ma sottotraccia c'era anche una frecciata subliminale perché Perry subito prima di passare al partito repubblicano fu a capo del comitato texano per la candidatura alle primarie presidenziali di quello che poi fu il vice di Clinton, un precedente che gli sfidanti stanno già cucinando in tutte le salse a suo danno.
Ma, come dicevo, il vero sfidante è uno solo. Gli altri sono già declassati a comparse. Ieri sera Perry - che di dibattiti ne aveva affrontati appena 5 negli ultimi 10 anni, mentre Romney, che ormai da anni di professione fa il candidato, se ne era fatti 19 negli ultimi 4 -  è risultato un po' goffo ma non in modo disastroso. Ha retto, non si è fatto surcallasare dal pur più disinvolto avversario, e per ora tanto gli bastava essendo oramai di fatto il vero frontrunner.
"Sai come fai a capire che sei diventato il capobranco?" Scherza Roger Simon nel commentare il match sul sito-regìa - "Quando tutti gli altri cani cercano di morsicarti il sedere. Ecco perché Rick Perry ha beccato tanti morsi nel posteriore ieri sera. Peraltro, ciascuno di quelli che l'hanno colpito è stato poi ripagato con un colpo di risposta".
Quindi, in sostanza, per ora si tratta di una "corsa a due" (come ben spiega oggi Andrea Mancia), cominciata con Perry in testa. Conserverà la posizione? La vedremo. Prossimo appuntamento lunedì prossimo in Florida, a Tampa, al secondo dibattito, organizzato dalla CNN e dal Tea Party Express. Stay tuned!

1 commento:

francesco ha detto...

Secondo me non c'è storia fra i due candidati a favore di Perry.
e i sondaggi nei vari stati già lo stanno rilevando.

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