venerdì 24 luglio 2009

LA MADRE DI TUTTE LE GUERRE CULTURALI VOLGE AL TERMINE?


L’ultimo numero di TIME contiene un pezzo molto interessante sull’eterna diatriba prolife/prochoice. Questo l’incipit:

“È da così tanto tempo che il volume del dibattito sull’aborto rimane bloccato al livello delle urla rancorose, che quando si abbassa si rimane disorientate, come quando si esce all’aperto dopo un concerto rock e si stenta a recuperare l’udito. Perciò sulle prime potrebbe anche non essere percepita l’importanza del fatto che il 23 luglio [cioè la data della pubblicazione di questo articolo, che evidentemente è stato “cucinato” dietro le quinte e fatto uscire come spot a orologeria - ndt] due deputati democratici abbiano presentato un disegno di legge finalizzato alla riduzione del numero degli aborti. Ma, a prescindere dal fatto che questa proposta legislativa venga approvata o no, la vasta gamma di sostenitori che si sono schierati a suo sostegno rappresenta di per sè una rottura storica rispetto al quarantennio di politica “post Roe”.

Se vi pare che stiamo esagerando, considerate un po’ questo: appena tre anni fa, quando i due deputati in questione, ossia il pro-life
Tim Ryan dell’Ohio e la pro-Choice Rosa DeLauro del Connecticut, presentarono una prima versione di questo disegno di legge, riuscirono ad ottenere il sostegno di un’unica organizzazione religiosa, e di neanche un solo gruppo antiabortista. Oggi, al contrario, i vertici della Planned Parenthood e della NARAL si troveranno gomito a gomito con cattolici ed evangelici conservatori nel sostengo alla legge Ryan-DeLauro. Forse non sarà la fine della guerra culturale, ma di certo assomiglia molto ad un armistizio”.

L’articolo prosegue spiegando come i due deputati abbiano lavorato dure per ben quattro anni per vincere diffidenze e raccogliere sostegni bipartisan, e sottolineando che il disegno di legge in questione, oltre ad una “campagna nazionale per insegnare ai genitori come parlare di sesso ai loro figli” e ad una per “informare l’opinione pubblica sull’adozione”, nonché ad assistenza gratuita pre e post parto, anche a domicilio, per le madri indigenti, includa anche una campagna a favore della contraccezione, cosa che però non ha impedito il sostegno anche da associazioni di stampo conservatore.

L’autrice lascia neanche tanto velatamente intendere che questa operazione fosse (segretamente) sottesa alla sortita di Obama due mesi fa all’Università di Notre Dame, quando il neopresidente invitò prolifers e prochoicers a piantarla di demonizzarsi vicendevolmente, a mettersi a “cercare un terreno comune”, e a "lavorare assieme per ridurre il numero delle donne che scelgono di abortire: riducendo le gravidanze indesiderate, rendendo l’adozione più facile, e fornendo assistenza e sostegno alle donne che scelgono di portare a termine la propria gravidanza”.
Se così fosse, lo stesso retroscena spiegherebbe anche – aggiungo io – la promessa di “adoperarsi personalmente per ridurre il numero degli aborti”, ferme restando le divergenze sui principi di fondo, che Obama ha fatto anche pubblicamente al papa in occasione della sua udienza di due settimane fa.

Questo post sul popolarissimo sito “beliefnet” esamina la lista dei sostenitori e rileva come, al di là del trionfalismo dell’articolo di TIME, per ora non figuri tra essi nessuna delle associazioni prolife più importanti, né delle due principali associazioni prolife di centrosinistra, ossia Democrats for Life e Feminists for Life.

Staremo a vedere.

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