Mark McKinnon non è un tipo qualunque.
Ex cantautore country-rock, poi esperto di comunicazione pubblicitaria e politica, ha lavorato ad entrambe le vittorie elettorali di George W Bush. Subito dopo la seconda, Christian Rocca riferì che McKinnon aveva “affisso un cartello alla porta del suo ufficio, che diceva: "G.T.T.". Le iniziali stanno per Gone to Texas, Andato in Texas, un segno che nell’Ottocento era ricorrente scorgere sulle baracche abbandonate degli Stati del South West”.
Ma dal suo Texas è presto riemerso: nel 2007 è stato uno dei più stretti collaboratori di John McCain. Ha fatto parte dei cosiddetti “cinque di Sedona”, la ristretta cerchia di fedelissimi che non hanno abbandonato il senatore dell’Arizona nemmeno nel momento più difficile della campagna preliminare alle primarie.
Poi, nel maggio del 2008 ha lasciato la campagna di McCain perché apprezzava il “grande messaggio” che sarebbe venuto dall’elezione di Barack Obama, e non intendeva lavorare contro un simile avversario.
Oggi presiede un’agenzia che si chiama Maverick Media, e ho detto tutto.
Ebbene:
lunedì su “The Daily Beast” McKinnon ha stilato una classifica de “Le 10 migliori mosse che Obama ha sin qui azzeccato, e le 5 peggiori errori sulle quali è scivolato”.
Rispettivamente:
10: Essersi inserito nella vita sociale di Washington, facendosi vedere spesso in giro ed evitando saggiamente di rinchiudersi nella torre d’avorio della Casa Bianca;
9: Aver sdrammatizzato sarcasticamente la tendenza un po’ isterica di alcuna città USA (tra le quali Washington) a considerare le grandi nevicate invernali come una calamità di fronte alla quale chiudere le scuole;
8: Aver invitato alla Casa Bianca alcuni repubblicani, e aver pranzarto a casa dell’intellettuale conservatore George Will assieme ad alcuni noti opinionisti neocon: il nemico viene scaltramente coccolato anziché tenuto alla larga;
7: Blocco degli stipendi dello staff della Casa Bianca, per dare il buon esempio in tempi di crisi: l’ “antipolitica” può essere ben utilizzata dai politici…
6: Aver confermato il ministro della difesa di Bush, Robert Gates, prendendo tre piccioni con una fava: accreditarsi come presidente bipartisan, dimostrare all’ala sinistra del partito democratico di avere la “schiena dritta”, e dare nel mondo un segnale di non aver nessuna intenzione di alzare bandiera bianca in Iraq;
5: L’aver introdotto parziali incompatibilità tra la professione di lobbysta e la partecipazione allo staff della Casa Bianca;
4: L’aver preso Hillary Clinton come Segretario di Stato, riuscendo così al contempo a neutralizzare la propria principale rivale e a riconciliarsi con l’elettorato clintoniano;
3: L’aver tenuto un pranzo in onore dello sconfitto John McCain, coprendolo di elogi, e confermando così la possibilità che quest’ultimo faccia da pontiere al Senato tra la nuova amministrazione democratica e l’opposizione repubblicana (ieri
sullo stesso sito un altro commentatore sottolineava che Old John si accinge a dare dura battaglia al Senato alla manovra anticrisi voluta dalla nuova amministrazione, e anche per questo non potrà essere tacciato di intelligenza con il nemico, ma si avvierà a distinguersi come
“il leader di fatto dell’opposizione, un gigante in un partito di pigmei”; per la cronaca,
oggi il blog di TIME segnala che McCain si accinge addirittura a lanciare una campagna di mobilitazione contro la manovra).
2: L’aver concesso la sua prima intervista come “Commander in Chief” alla TV araba Al Arabiya, gesto simbolico distensivo per tentare un recupero di immagine degli USA in Medio Oriente;
1: L’aver messo in scena la spettacolare cerimonia di inaugurazione, che McKinnon (da ex musicista mai pentito) definisce entusiasticamente
“una Woodstock dei nostri tempi” (sottolineando, però, che le immagini dello show resteranno sì a lungo impresse, ma nessuno si ricorderà il discorso del Presidente, che invece è stato ben al di sotto delle aspettative – e noi qui non possiamo che concordare, anche con
le nostre facili previsioni).
Veniamo agli errori:
5: Il malaccorto tentativo di piazzare il governatore del New Mexico (e supertrombato alle primarie democratiche) Bill Richardson come ministro del Commercio, tentativo abortito per via di un’inchiesta per corruzione nei confronti dell’interessato (alla fine quel posto andrà al senatore repubblicano
liberista Judd Gregg, una scelta imprevista che ha spiazzato tutti ed aiutato un po' a far dimenticare la figuraccia);
4: Non uno ma due casi di importanti aspiranti ministri sputtanati da problemi di evasione fiscale, così tipici dei furbetti dell’estabilishment e così poco “
change-we-can-believe-in”: Tim Geithner, candidato al ministero del tesoro (proprio quello che gestisce i denari delle tasse!...) e screditato dal fatto di aver “dimenticato” di versare 140.000 dollari di tasse per l'uso di una macchina e di un autista messi a sua disposizione da una società privata per cui lavorava come consulente; e
Tom Daschle, ministro alla sanità in pectore (nonché guru politico di Obama sul welfare, in procindo di divenire regista plenipotenziario della annunciata, storica, fatidica Grande Riforma del sistema sanitario USA), che ha sistemato (pagando) solo un mese fa un problemino di appena 400mila dollari per alcuni anni di evasione fiscale. Dopo giorni e giorni di disdicevoli polemiche,
Daschle ha rinunciato alla nomina poche ore fa. Non è un risultato commovente, anche perché Bush, ricorda McKinnon, cacciò
Linda Chavez per molto meno - e per di più ora vi è
il rischio che si apra una zuffa nel partito per accaparrarasi quel posto tanto prestigioso quanto delicato (
Karen Tumulty di TIME suggerisce che Obama si attenga allo stesso copione del caso Richardson, nominado, a sorpresa, Mitt Romney - ma, francamente, ci sono già tre repubblicani in questo nuovo governo democratico, e pare davvero improbabile che si possa infilarci un quarto...). E per di più, rincara la dose
McKinnon in un nuovo pezzo stasera, Obama avrà ora il suo bel da fare a spiegare perché Daschle sì e Geithner no
(DAY-AFTER UPDATE 4 Feb: oggi, ancora sul DalyBeast, due premi Pulitzer spiegano perchè secondo loro il caso Geithner è addirittura peggiore di quello Daschle);3: le benemerite nuove regole sulle incompatibilità dei lobbysti hanno già subito un paio di vistosi “strappi”, e ciò non è né bello né buono, certe cose o le fai bene o non le fai;
2: la pessima idea di consigliare ai parlamentari repubblicani di smettere di ascoltare il faziosissimo (e popolarissimo) polemista radiofonico conservatore Rush Limbaugh, mossa goffa e controproducente che ha generato prevedibilissime polemiche;
1: L’errore peggiore, secondo McKinnon, consiste nell’aver mandato in parlamento una
manovra anticrisi decisamente pessima, roba di bassa lega, che “più sta sotto la luce del sole, più puzza”, roba a favore della quale non un solo senatore repubblicano si è sentito di votare, e che se non verrà migliorata potrebbe subire analogo destino alla Camera.
Sia messo a verbale.