"Oggi ricordiamo tutti gli eroi che hanno dato la vita affinché noi potessimo vivere liberi" Ivo Daalder, ambasciatore USA presso la NATO, 31 maggio 2011 |
lunedì 30 maggio 2011
MEMORIAL DAY
venerdì 27 maggio 2011
I SEE THE FREEDOM TOWER RISING / 2
Ground Zero, ieri 26 maggio.
La Freedom Tower è arrivata al 66esimo piano (e pare confermato che una ventina ospiteranno la nuova sede della Conde Nast).
Intanto Fox News ha avviato una serie di documentari sulla ricostruzione. Titolo: "The Rise of Freedom".
La Freedom Tower è arrivata al 66esimo piano (e pare confermato che una ventina ospiteranno la nuova sede della Conde Nast).
Intanto Fox News ha avviato una serie di documentari sulla ricostruzione. Titolo: "The Rise of Freedom".
mercoledì 25 maggio 2011
VOODOO 2012
In politica, e non solo, le previsioni sono in buona parte stregoneria.
Oggi gioco un po' all'apprendista stregone su Notapolitica:
Nella notte fra sabato e domenica, il governatore dell'Indiana Mitch Daniels, principale candidato al ruolo in commedia di "quello serio" (nonché di quello del "conservatore-di-cui-si-può-parlar-bene-anche-a-sinistra"), ha gelato l'establishment del partito rivelando che non prenderà parte alle prossime primarie repubblicane.
Su chi convergeranno ora gli importanti appoggi, finanziari e non solo, di cui Daniels avrebbe goduto?
Uscito di scena "quello serio", gli ingranaggi potrebbero girare in modo da non dover ripiegare su "quello ricco e furbo", Mitt Romney - azzoppato, oltre che dalla sua proverbiale incapacità di fingere di credere in quel che dice, dal fatto di aver realizzato in Massachusetts una riforma sanitaria che è praticamente il prototipo di quella poi realizzata su scala nazionale dall'attuale presidente (cosa che il Team Obama non perde occasione di rammentare maliziosamente agli elettori).
E così, "gli astri si potrebbero stranamente allineare in favore di Pawlenty", si legge in un lungo ritratto dell'ex governatore del Minnesota uscito sull'ultimo numero di TIME quando la decisione di Daniels era ancora in sospeso.
Poche ore dopo, Pawlenty ha ufficializzato definitivamente la sua candidatura, con un comizio in Iowa preceduto da questo video in rete:
Resta da vedere se nelle prossime settimane il suo nome prenderà quota nei sondaggi, dove si muove ancora a volo radente.
Resta da vedere se nelle prossime settimane il suo nome prenderà quota nei sondaggi, dove si muove ancora a volo radente.
Del suo suo potenziale e dei suoi limiti ho già avuto modo di parlare diffusamente in un ritratto che Notapolitica, con grande lungimiranza, ha pubblicato ad aprile; per capire cosa si è mosso adesso, basta tornare a quanto Jon Ward ha scritto una decina di giorni fa su Huffington Post : “se Daniels non si candida, Pawlenty ha ottime probabilità di vincere le primarie anti-Romney – una competizione per diventare l’alternativa più attraente all’ex governatore del Massachusetts”. Ward aveva concluso il suo pezzo riportando le affermazioni di “un uomo di partito molto rispettato che attualmente non lavora per nessuno degli altri candidati”, a detta del quale “il problema di Pawlenty è che è la seconda scelta di tutti. Piace a tutti, ma per ora aspettano di vedere cosa fa Mitch”.
Ed ora che Mitch si è chiamato fuori, è fin troppo facile fare due più due.
Domenica, immediatamente dopo l’annuncio del suo forfait, Erick Erickson, direttore del sito conservatore Red State, ha confidato su Twitter che gli stavano arrivando svariate email “da conservatori improvvisamente pronti ad “adattarsi” a Pawlenty o, come uno lo ha chiamato, “il panino al prosciutto”.
E a proposito di Twitter e di gastronomia politica, il prof. Larry Sabato dell’Università della Virginia lunedì ha twittato che se il punto forte di Pawlenty risiede nell’essere “la seconda scelta di tutti”, il suo punto debole resta quello di essere, in assonanza con il cognome, “come la polenta: che può risultare asciutta, insipida, noiosa”.
Un altro commento non entusiastico è quello di Michael Grunwald di TIME, il quale sostiene che paradossalmente Pawlenty potrebbe avere buone chance di essere scelto proprio perché è un candidato debole. Il suo ragionamento è che il partito repubblicano si trova di fronte ad una alternativa fra due candidati moderati (o “connessi con la realtà”, dice lui), cioè Mitt Romney e l’ex ambasciatore a Pechino Jon Huntsman, da un lato, e dall’altro una manciata di candidati estremisti ed impresentabili: per evitare la spaccatura, potrebbe convergere su Tim Pawlenty che “è il tipo di candidato che potrebbe aiutare il GOP a relegare le proprie contraddizioni interne dietro una passata di trucco, unendo fra loro la fazione dei bombaroli che vogliono una guerra santa antistatalista e quella dei personaggi dell’establishment che vogliono un candidato credibile di tipo confindustriale. E il suo modo di fare poco incisivo potrebbe aiutare a far sì che le elezioni ruotino tutte attorno ad Obama, di modo che i repubblicani non sarebbero costretti a decidere cosa pensano della realtà fino al 2013”.
Grunwald sembra peraltro dimenticare che dei tre candidati “moderati” rimasti in lizza, Pawlenty si distingue anche per il fatto di essere l’unico dei tre non mormone: ancora una volta, è il più appetibile “per esclusione”.
In definitiva, considerato che la candidatura di Huntsman non ha le carte in regola per emergere in queste primarie (nelle quali è più verosimile che giochi per farsi conoscere in vista di quelle del 2016), quel che oggi come oggi appare più verosimile è un duello fra Romeny e Pawlenty. E se dovessi giocare a fare l'indovino, i miei due centesimi li punterei su quest’ultimo.
lunedì 9 maggio 2011
I SEE THE FREEDOM TOWER RISING
Ground Zero, giovedì scorso 5 maggio (il giorno della visita del Presidente).
La Freedom Tower è arrivata al 64esimo piano (le solette al 57esimo, il rivestimento esterno in vetro al 34esimo).
La Freedom Tower è arrivata al 64esimo piano (le solette al 57esimo, il rivestimento esterno in vetro al 34esimo).
mercoledì 4 maggio 2011
MISS AMERICA E CINQUE BRUTTONE
"E' come un concorso di bellezza in cui sfilano solo donne brutte": le parole di un militante repubblicano intervistato da RCP riassumono alla perfezione l'aria che tira a Greenville, in South Carolina, dove domani sera si terrà il primo dibattito ufficiale in vista delle primarie presidenziali repubblicane. In effetti avrebbe dovuto essere il secondo dibattito: ma il primo, che avrebbe dovuto tenersi lunedì alla Reagan Library, è stato rimandato a settembre per carenza di candidati. E pure domani sera a partecipare saranno quattro gatti, anzi cinque, dei quali il più grasso - e questo già la dice lunga - è l'ex governatore del Minnesota Tim Pawlenty (del quale i miei venticinque lettori sanno già tutto). Se la vedrà nientemeno che con Rick Santorum, ex senatore della Pennsylvania (praticamente un Giovanardi d’oltreoceano), con il deputato libertario del Texas Ron Paul, con un omologo di quest'ultimo, l'ex governatore del New Mexico Gary Johnson, e - last and also least - con Herman Cain, proprietario della catena Godfather’s Pizza, in persona.
L'elenco dei (grandi) assenti sovrasta in modo imbarazzante quello dei presenti: non ci sarà il vecchio Newt Gingrich, che si era dato presente ma all'ultimo momento ha visto bene di disdire, ma mancheranno anche l’ex ambasciatore a Pechino Jon Huntsman, il governatore dell’Indiana Mitch Daniels (che ieri era in pellegrinaggio da W), Sarah Palin e/o Donald Trump, Michele Bachmann, Mike Huckabee e - soprattutto - Mitt Romney.
Oltre che dal locale Partito Repubblicano, l’evento è organizzato da FoxNews, alla quale toccherà quindi trasmetterlo. Le altri emittenti, presumibilmente, preferiranno dedicarsi alla prima visita di Obama (che in queste ore sta registrando la puntata di 60 Minutes di sabato prossimo, sua "prima e unica" intervista sull'uccisione di Bin Laden) a Ground Zero: la prima volta da presidente - e da presidente "finalmente americano".
A proposito: sempre domani, TIME esce con un numero speciale (per la prima volta nella storia il terzo numero in una settimana: c'era già stata un'edizione straordinaria sul matrimonio dei reali inglesi). L’anteprima della copertina è questa qui.
Certo, da qui a un anno e mezzo la partita può riaprirsi. Ma è un fatto che tre giorni fa pareva già sorprendentemente aperta, mentre da ieri la musica è improvvisamente cambiata.
lunedì 2 maggio 2011
GAME CHANGE
“Elicottero fermo in volo sopra Abbottabad all’una di notte” (è un fatto raro)”. E subito dopo: “vattene elicottero – prima che tiri fuori la mia paletta per le mosche gigante”. Ieri sera con questi due innocenti "tweet" l’assonnato “consulente di telecomunicazioni” Sohaib Athar, senza saperlo, ha inconsapevolmente avviato quello che sarebbe passato alla storia come il “livetweeting” dell’uccisione di un personaggio il cui nome era divenuto universalmente e dolorosamente noto quasi un decennio fa, quando ancora non avevamo né Twitter, nè Facebook né altri di questi giocattolini, ed Internet non rendeva ancora quasi superflui i lanci di agenzia e i comunicati stampa: Osama Bin Laden. Anche la notizia vera e propria l’ha data nottetempo via Twitter Keith Urbahn, ex chief of staff di Donald Rumsfeld.
Adesso che il fu leader di Al Qaeda giace sepolto in fondo al mare, a catturare l’attenzione degli addetti ai lavori è questo buffo toponimo, Abbottabad, che non conduce ad una grotta nella remota località disabitata tra i picchi del Waziristan che tutti si immaginavamo, bensì ad un palazzo in una ridente cittadina, non al confine con l’Afganistan bensì nel cuore del Pakistan, ad un’ora di auto a nord di Islamabad, addirittura sede di una base militare e dell'accademia militare pakistana. E’ lì che ieri sera il commando messo pazientemente in campo dalla CIA e dal Navy SEALS ha effettuato il raid che ha finalmente “fatto giustizia”.
Le analisi sulle implicazioni che questo evento avrà sulla”guerra al terrorismo” e sulla politica internazionale terranno banco per giorni o settimane, magari discettando su come questo evento dimostri che oramai Osama non era poi così importante. Ma i simboli contano, eccome: ed è fin troppo facile intuire le implicazioni che questo evento sta già avendo sulla politica interna americana. La scena della folla in festa radunatasi stanotte davanti alla Casa Bianca dice tutto, anche perché – rubo le parole al tweet di Sohaib Athar “è un fatto raro”. Ad un presidente che termina il primo mandato basta sempre poco per strappare la rielezione: stanotte Obama ha mostrato al mondo di non essere un Jimmy Carter, ed è difficile che tanto non gli basti perché da stanotte la partita contro Bin Laden non sia la sola a potersi considerare chiusa.
Adesso che il fu leader di Al Qaeda giace sepolto in fondo al mare, a catturare l’attenzione degli addetti ai lavori è questo buffo toponimo, Abbottabad, che non conduce ad una grotta nella remota località disabitata tra i picchi del Waziristan che tutti si immaginavamo, bensì ad un palazzo in una ridente cittadina, non al confine con l’Afganistan bensì nel cuore del Pakistan, ad un’ora di auto a nord di Islamabad, addirittura sede di una base militare e dell'accademia militare pakistana. E’ lì che ieri sera il commando messo pazientemente in campo dalla CIA e dal Navy SEALS ha effettuato il raid che ha finalmente “fatto giustizia”.
Le analisi sulle implicazioni che questo evento avrà sulla”guerra al terrorismo” e sulla politica internazionale terranno banco per giorni o settimane, magari discettando su come questo evento dimostri che oramai Osama non era poi così importante. Ma i simboli contano, eccome: ed è fin troppo facile intuire le implicazioni che questo evento sta già avendo sulla politica interna americana. La scena della folla in festa radunatasi stanotte davanti alla Casa Bianca dice tutto, anche perché – rubo le parole al tweet di Sohaib Athar “è un fatto raro”. Ad un presidente che termina il primo mandato basta sempre poco per strappare la rielezione: stanotte Obama ha mostrato al mondo di non essere un Jimmy Carter, ed è difficile che tanto non gli basti perché da stanotte la partita contro Bin Laden non sia la sola a potersi considerare chiusa.
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