Manca meno di un mese all’elezione del quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti d’America: i tempi sono quindi maturi per fare i conti con la realtà, per quanto sgradevole essa sia.
E la realtà è che il prossimo presidente, piaccia o no:
a) sarà uno di questi due:
b) davvero non sappiamo quale dei due.
Sarà Hillary Clinton, la peggior candidata che il partito Democratico (svantaggiato in partenza dal fatto di aver già detenuto la Casa Bianca per otto anni) potesse scegliersi,una candidata talmente debole, impopolare e poco credibile da risultare, nei sondaggi, in vantaggio di un nonnulla nonostante tutto ciò che di repellente e screditante è stato rovesciato sul suo antagonista negli ultimi dieci giorni; oppure sarà Donald Trump, un personaggio sul cui conto è fin troppo facile reperire una valanga di materiale repellente e screditante, ma sempre con effetti mini sull’opinione pubblica, perché la sua candidatura è un esperimento la cui regola n.1 è “there is no bad publicity”, la reputazione per lui non conta, non lo si vota perché lo si stima ma perché lo si trova idoneo a rottamare quell’altra e tutto ciò che quell’altra rappresenta nell’immaginario collettivo.
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