Sapete come ha fatto Mitt Romney a vincere la sfida cruciale del Super Tuesday in Ohio? Ha fatto una settimana di campagna elettorale “a tappeto” tutta concentrata sulle grandi aree urbane di Cleveland, Columbus, Daytona-Cinccinnati. La mappa disegnata dallo spoglio di martedì notte rivela una impressionante concentrazione dei suoi voti in quelle aree, quasi delle enclave. Tutto l'Ohio rurale e “di provincia” ha invece votato per Santorum, che ha potuto spendere appena un quarto di quanto ha speso il frontrunner per farsi propaganda nel Buckeye State.
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Alla fine Romney si è salvato con una vittoria che somiglia più ad un pareggio più qualcosa.
Mentre si attendono gli esiti definitivi della assegnazione dei delegati, il bilancio provvisorio ci parla della solita vittoria “alla Romney”: striminzita, senza slancio, sufficiente a tirare avanti ma non a prendere quota.
Il voto di ieri ha evidenziato che Romney non ha solo il solito, ben noto problema “a Sud”: ne ha anche uno, non meno grave, con quella regione incastrata tra la east Coast ed il MidWest comunemente nota come “Appalachia”, prevalentemente abitata da quella “classe operaia bianca” senza un forte e massiccio sostegno della quale nessun candidato repubblicano può sognarsi di competere con la Obama Coalition. Romney questo sostegno non ce l'ha e lo si è ben visto da come ieri la gente ha votato nelle contee collinose lungo il fuome Ohio, nel Tennessee orientale e nella parte più settentrionale della Georgia. Persino in alcune contee della Virginia sudorientale piuttosto che arrendersi a Romney gli elettori repubblicani hanno votato l'unica alternativa, Ron Paul.
Per intuire quanto questi problemi possano prossimamente riproporsi basta osservare la mappa delle prossime primarie da qui a un mese: a parte una sfilza di votazioni secondarie i esotiche isole (Virgin Islands, Northern Marianas, Puerto Rico, American Samoa, Hawaii, Guam), l'unica sfida importante alla quale Mitt può guardare con ottimismo è l'Illinois. Per il resto si tratta di Alabama e Mississippi, Missouri, Louisiana...
Intendiamoci: ormai non è più a repentaglio la sua candidatura. Permanendo la spartizione tra Gingrich e Santorum di voti e finanziamenti di area conservatrice, alla fine ce la farà comunque. Il punto è che più si trascina in questa lenta e faticosa via crucis più emerge la sua debolezza.
Cambierebbe qualcosa se Gingrich si ritirasse. In fondo l'esito del Super Tuesday lo giustificherebbe: si era parlato di una sua Southern Strategy, di una strategia di ripartenza basata sul profondo Sud conservatore che a gennaio l'aveva preferito a Santorum in South Carolina. E invece Newt non solo non è riuscito a scippare a Santorum la vittoria in Oklahoma e in Tennessee, ma addirittura in quei due stati è finito terzo dietro a Romney. E' un flop ormai quasi definitivo (che si ripercuote anche su Sarah Palin che gli ha ripetutamente dato un quasi-endorsement), ma un redivivo come lui non ha motivo di mollare (per tornare a far cosa?) finché non avrà definitivamente esaurito i finanziamenti.
Quindi per ora si va avanti così. Romney si prepara a conquistare lentamente e faticosamente una candidatura per esclusione e con il fiato molto, molto corto. Sicché per ora il vero vincitore di queste primarie repubblicane continua ad essere sempre lo stesso: Barack Obama.
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1 commento:
I repubblicani sono messi così male che ormai non riescono neppure a organizzare le loro polemiche razziste e stupide contro Obama. Si sono persino persi la polemica sulla tata di Obama, che si è recentemente scoperta essere una transessuale indonesiana ora in difficoltà economiche...
(link: La tata di Obama è una transessuale indonesiana)
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