venerdì 26 giugno 2009

DOPO REAGAN, MICHAEL JACKSON

Un altro pezzo di anni '80 che se ne va

(PS: Michael Jackson è morto in un letto dell’ospedale del centro medico «Ronald Reagan» dell’ UCLA. La morte sa essere ironica.)

PS - LATE UPDATE : stasera, al Foglio, Paola Peduzzi "si aggira sconsolata decretando la fine degli Anni Ottanta". No, woman, no cry: in fondo qualcosa ancora rimane. Quanto meno Michael J Fox è ancora vivo, e lotta con noi (soprattutto lotta contro il morbo di Parkinson, parente stretto dell'Alzheimer che consumò Ronnie).

martedì 23 giugno 2009

SO, MR. PRESIDENT

Toni Capuozzo dice che John McCain, al senato americano, ha detto su Neda, la ragazza di Teheran, le cose che avrebbe voluto sentir dire da Obama.

Non posso non condividere questa considerazione, non solo per quello che il senatore dell'Arizona ha detto, ma anche per come lo ha detto. Da notare la valorizzazione politica dei social network: Facebook, Twitter, Youtube... Decisamente il discorso "umanitario" che ci saremmo aspettati dalla star della facebook-politica, da Mr. "Change We Can Believe In". McCain sarebbe stato un grande presidente, altro che troppo anziano. Tra i due, oggi, il vecchio grigio conservatore è Obama. E' un fatto, e non a caso viene rimarcato anche da sinistra.

Qui sopra il video dell'intervento di McCain; qui sotto il testo integrale.

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"There is a news report from the Associated Press entitled "iranian police use force to break up protests":

Tehran, Iran. Riot police attack hundreds of demonstrators with tear gas and fired live bullets in the air to disperse a rally in central tehran monday, carrying out a threat by the country's most powerful security force to crush any further opposition protests over the disputed presidential election. Witnesses said helicopters hovered over head as about 200 protesters gathered at a square, but hundreds of antiriot police quickly put an end to the demonstration and prevented any gathering, even small groups, at the scene. Iran said at least 17 protesters have been killed in a week of unrest after the electoral press said that Ahmadinejad was the winner are of the elections. Severe restrictions on reporters have made it almost impossible to report on any demonstrations, clashes an casualties. Iran has ordered reporters from foreign news agencies to stay in their offices, barring them from any reporting on the streets.

So the story goes on. Demonstrations followed by repression, followed by murder in the streets and as these things seem to evolve, an event took place which may be the defining moment just yesterday in the struggle of the iranian people to be able to peacefully disagree with their government in this case because of a corrupt and fraudulent election without being killed in the streets and beaten and imprisoned.

And it has to do with a woman named Neda, and I quote from an NBC News story dated june 2009. And i quote --

"she sinks to the ground and a few minutes later she's dead. a video that has been repeatedly posted on the internet reports to show the last moments of Neda, a young iranian woman shot in the heart by government sharp shooters. Overnight she has become a symbol of the opposition. The shaky blurred images of a young woman collapses on to the pavement. Dark pool of blood spreads beneath her body. Two men kneel against the -- next to the woman and press on her chest emscreaming. The camera filming him zooms in on her face, her face turns to the side and blood streams out of her nose an mouth. Neda, don't be afraid says one man. Another man seeks to put her in the car and the video stops. The video appeared on the network sites Facebook and Twitter saturday evening, and it became a viral sensation being forwarded repeatedly. User groups were determined to get around Youtube's ability to get around the graphic film. It became forwarded so often, that it became imresponsible for Youtube to remove it".

So -- so, Mr. President, we've seen, as we have in cases of brutal repression throughout history, the living example or the dying example of martyrdom. And by sunday morning Neda became the fifth most commented topic on Twitter. She had already become a kind of Joan of Arc. "It took only one bullet to kill Neda, it will take only one Neda to stop iranian tyranny" was one posting. "Neda died with opened eyes. Shame on us who lived with closed eyes". "They killed Neda, but not her voice" was another. During the day, people replaced their profile pictures with tributes to the young woman such as, "i am Neda," or "Neda forever." Another posted images of a broken heart in green, the color of the opposition movement.

So, Mr. President, a debate has been going on as to how much the United States of America, its President, the Congress, and the american people should speak out in favor and in support of these brave iranians - average age in Tehran is 33 years of age - and their quest for the fundamentals of freedom and democracy that we have enjoyed for more than a couple of centuries.

So, Mr. President, today I, and all America, pays tribute to a brave young woman who was trying to exercise her fundamental human rights, and was killed on the streets of Tehran. All americans are with her. Our thoughts and our prayers for her, her family, and her countrymen".

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PS - PRESIDENTIAL UPDATE: pare che questo pomeriggio nella conferenza stampa alla Casa Bianca Obama si sia finalmente deciso a concedere qualche parola un po' meno insipida sulla questione, condendola, guarda caso, con una allusione ai nuovi media grazie ai quali falliscono i tentativi di censura del regime di Teheran. E pare anche anche che, alla immancabile domanda di un cronista se l'intervento di McCain avesse contribuito nello spingerlo a sforzarsi un po' di più, abbia risposto con un sorriso beffardo ed abbia avuto il buon gusto di sottolineare: "solo io sono il Presidente". Sticazzi, Mr. President...

PPS - DAY-AFTER UPDATE: l'inviato dell'Economist nel suo blog recensisce la conferenza stampa presidenziale di ieri come "probabilmente la più pepata vista sin qui", ma non in un'accezione elogiativa. Anzi. Parla di un Obama propenso a sottrarsi alle domande scomode, liquidandole con battute polemiche, al punto da rischiare di alienarsi l'entusiastico favore della stampa di cui ha sin qui goduto. Stesse impressioni dal collega della CBS e da quello del Washington Post. E quello dell'Atlantic è rimasto così contento che al rientro dalla conferenza stampa ha pensato bene di scrivere sul suo blog un post sul calo della popolarità di Obama negli ultimi sondaggi.

lunedì 22 giugno 2009

BLUE HAWAII

Risate a denti molto stretti in tempi di turbolenze globali crescenti.
Corre voce che la Corea del Nord abbia in programma un altro esperimento balistico, stavolta sulle Hawaii, il 4 luglio tanto per aggiungere un po' di verve ai tradizionali "botti" dell'Independence Day.
Servizio della Associated Press intitolato "Il lancio del missile nordcoreano mette a dura prova i nervi degli abitanti delle Hawaii".
A qualcuno viene anche in mente che l'attuale presidente c'è nato, alle Hawaii.
Commento dei mascalzoni di Hot Air: "Inizialmente l'articolo della Associated Press era intitolato “La Korea del Nord minaccia il luogo natìo di Obama con ordigni nucleari", ma il titolo è stato cambiato perché, per qualche motivo, era fonte di panico in Kenia"...

giovedì 18 giugno 2009

LUPI E AGNELLI A TEHERAN

“Democrazia sono due lupi e un agnello che votano su cosa mangiare a colazione.
Libertà è un agnello ben armato che contesta il voto”.


(falsamente attribuita a Benjamin Franklin.
In realtà è dell'opinionista libertario Jim Bovard)

giovedì 11 giugno 2009

AUTORE IN CERCA DI PERSONAGGIO


Tre mesi fa Bob Kagan accusava Obama di eccesso di realpolitik, e lo esortava provocatoriamente a distinguersi da Bush implementando finalmente una vera "freedom agenda", anziché dismettendola anche sul piano retorico.

Adesso dice che Obama è "il presidente più wilsoniano dell'ultimo secolo", cioé il meno incline alla realpolitik.

Da notare che Kagan ha speso gli ultimi quindici anni nel tentativo di convincere i repubblicani che non bisogna temere di passare per "wilsoniani" (cioé per internazionalististi idealisti): partì proprio dalla critica a questo "tic" quando nel 1996 pubblicò a quattro mani con Bill Kristol quello che può essere considerato il primo vero manifesto della politica estera "neocon" (e in cui scaltramente aggirava l'ostacolo definendo "neo-reaganiana" la politica estera che un repubblicano standard avrebbe disdegnato come neo-wilsoniana); e tre anni fa pubblicò un pamphlet in cui, incornando a testa bassa l'antico luogo comune che vede nell'isolazionsimo l'atteggiamento più "tradizionalmente" americano in politica estera, teorizzava che quella comunemente definita come "wilsoniana", è invece la politica estera più autenticamente americana, mentre ad essere un-american sarebbe proprio la realpolitik.

Ora, il corsivo che il nostro ha firmato domenica scorsa ha il retrogusto di una consacrazione un tantino fettolosa.
Anzi: decisamente troppo frettolosa, e probabilmente presto destinata ad ulteriori, imbarazzate smentite od auto-smentite, come in questi giorni è già capitato a quelli del WSJ (vedi la puntuale segnalazione di Fede Punzi).

La verità è che non esiste ancora una "Dottrina Obama", non c'è ancora una chiara e definita "idea di fondo" che definisca le linee guida della politica estera dell'attuale amministrazione.

E quindi, tutti gli aspiranti "autori" si agitano per mettere il proprio cappello sulla testa di un personaggio che, per ora, si presta ancora ad essere interpretato in molti modi.

How long?

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