Il settimanale Rolling Stone aveva proposto al giovane
scrittore anticonformista David Foster Wallace di scegliersi un candidato alle
primarie di uno dei due partiti e seguirlo on
the road per una settimana per scrivere un reportage; e lui aveva scelto di
salire sul bus dell’anziano senatore repubblicano John McCain. Era lui, in quel
momento, la rockstar della politica americana. E lo era in quanto alternativa “antiestablishmentarian”.
Il suo programma era imperniato sulla proposta di una grande riforma del
sistema di finanziamento delle campagne elettorali, volta a ridimensionare il
potere delle grandi lobby. I suoi comizi si aprivano con la musica di “Star
Wars”, quasi a suggerire che Bush fosse un Dart Fener e lui un Luke Skywalker
della politica (pare anche che in privato chiamasse scherzosamente “la Morte
Nera” la macchina elettorale dell’avversario). La sua avventura durò poche
settimane, ma suscitò un entusiasmo sintomatico. Qualcosa si muoveva.
E quel qualcosa si muoveva ancora di più otto
anni dopo, quando, nelle primarie presidenziali per il dopo-Bush, John McCain
riuscì dove otto anni prima aveva fallito: battè il candidato più
ricco e più gradito all’establishment del partito, che stavolta aveva il volto
di Mitt Romney. Simmetricamente, nelle primarie democratiche la candidata
dell’establishment, Hillary Clinton, da tempo considerata la favorita al limite
della predestinazione, venne battuta dal giovane outsider Barack Obama.
“Che il 2008 sia semplicemente un anno strano”, si chiese
l’opinionista neoconservatore Bill Kristol, “o sta forse accadendo qualcosa di grosso? Stiamo assistendo ad uno dei
periodici risvegli politici e culturali dell’America, a una delle nostre
occasionali, quasi compulsive reazioni democratiche alla distanza, percepita
come eccessiva, tra la gente ed suoi “establishment”? Risvegli di questo genere
posso essere anche improvvisi, e possono anche arrivare su più fronti
contemporaneamente. Spesso sono accomunati da un tema ricorrente, ossia la
richiesta popolare: “piantatela di parlare in nostro nome, e cominciate un po’
ad ascoltarci”.
Alla fine di agosto, a
poche ore dalla convention nazionale repubblicana in Minnesota, McCain spiazzò
tutti annunciando che avrebbe candidato come sua vice la governatrice
dell’Alaska, Sarah Palin.
Segue sulla monografica bimensile MAGGIO/GIUGNO 2016 di STRADE (L'intero numero della rivista è qui)