Una meraviglia: uno speciale ("100 anni, 100 canzoni, 100 serate") sulla musica a New York City nell'ultimo secolo.
C'è praticamente tutto.
C'è il pezzone di un fuoriclasse come Jody Rosen, tutto da leggere:
"Naturalmente non esiste una "musica di New York": solo musiche, al plurale. Basta considerare la gamma di canzoni che potrebbero tutte essere ragionevolmente considerate l'"inno di New York" per antonomasia: “Sidewalks of New York,” “Give My Regards to Broadway,” “Manhattan,” “Take the ‘A’ Train,” “On Broadway,” “Spanish Harlem,” “Positively 4th Street,” “Across 110th Street,” “Walk on the Wild Side,” “Shattered,” “il tema di New York, New York,” “No Sleep Till Brooklyn,” “Empire State of Mind.”Considerate inoltre il gran numero di generi e sottogeneri, culture e sottoculture musicali, che sono nati, o almeno fioriti nella loro forma più spettacolare, a New York: il ragtime di Tin Pan Alley, il jazz-blues di Harlem, gli "standard" delle canzoni di Broadway, il bebop, il doo-wop, il Brill Building pop, il folk da caffetteria, la salsa, la disco, il punk, la New Wave, la No Wave,l'hip-hop, il bachata-pop - solo per cominciare".
C'è poi il gioco grafico delle copertine virtuali, una per ogni epoca:
C'è anche la mappa di tutti i locali che hanno fatto la storia della musica newyorkese: il Cotton Club, il Fillmore East, lo Studio 54, il Roxy...
E soprattutto c'è (sulla propaggine online Vulture) una corposa "Enciclopedia della musica pop newyorkese" in forma di slideshow, firmata da Rosen e da altri cinque collaboratori del NYMag. Una carrellata di un secolo con immagini bellissime e citazioni da antologia.
E infine, la chicca: la playlist. I "100 brani" selezionati da Rosen su Spotify per illustrare in audio il percorso di questa "enciclopedia", ascoltando quello che sul sito si può leggere e guardare.
Questa, quando le riviste erano (solo) di carta, ve la sareste sognata.
In realtà la playlist, come è naturale in questa dimensione, è in perpetua evoluzione (i 100 brani sono già diventati 137); e "Non pretende di essere niente di definitivo o di particolarmente rappresentativo", precisa Rosen.
Ed è vero: seguendo la traccia di quella "enciclopedia" (che passa in rassegna autori e generi più che singoli brani) ognuno potrebbe farsi la sua. Ecco la mia, di "playlist newyorkese lunga un secolo".
In ogni caso l'effetto - ad ascoltarle tutte d'un fiato - è impressionante. Provare per credere.
(E chi non è su Spotify con noi, peste lo colga).
Questa, quando le riviste erano (solo) di carta, ve la sareste sognata.
In realtà la playlist, come è naturale in questa dimensione, è in perpetua evoluzione (i 100 brani sono già diventati 137); e "Non pretende di essere niente di definitivo o di particolarmente rappresentativo", precisa Rosen.
Ed è vero: seguendo la traccia di quella "enciclopedia" (che passa in rassegna autori e generi più che singoli brani) ognuno potrebbe farsi la sua. Ecco la mia, di "playlist newyorkese lunga un secolo".
In ogni caso l'effetto - ad ascoltarle tutte d'un fiato - è impressionante. Provare per credere.
(E chi non è su Spotify con noi, peste lo colga).
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