lunedì 12 dicembre 2011

SCOMMETTIAMO CHE (OVVERO: L'UOMO DA DIECIMILA DOLLARI)


Nelle primarie i dibattiti contano, c'è poco da fare. Se quello di un mese fa in Michigan verrà ricordato come quello durante il quale Rick Perry si è politicamente suicidato, quello di sabato sera a Des Moines (Iowa) potrebbe aver fornito lo scorcio decisivo nel rivelare la inadeguatezza di Mitt Romney.
Il candidato più preparato, quello meglio organizzato, "l'unico che batterebbe Obama", ecc. ecc., si è lasciato sopraffare dallo zelo di scrollarsi di dosso il "suicida" di cui sopra, perdendo la calma di fronte non ad un inatteso "asso nella manica", bensì ad una provocazione banale e tutt'altro che nuova.
Incalzato da Perry sulla solita storia della riforma sanitaria da lui fatta approvare in Massachussetts (quella pressoché identica alla odiatissima riforma nazionale fatta approvare da Obama, al punto da essere stata usata come suo prototipo), e in particolare accusato di aver scritto che la sua riforma andava presa a modello a livello nazionale (e di aver poi fatto sparire quella frase nelle successive edizioni del libro - quindi esattamente la stessa punzecchiatura che Perry aveva usato a settembre nel dibattito in Florida), Romney stavolta ha reagito come un danaroso spaccone da bar sfidando l'avversario a scommettere diecimila dollari sulla questione. Perry, che in fondo tanto sprovveduto non è, ha garbatamente rifiutato di prestarsi al giochino spiegando di non essere "nel giro delle scommesse". Un simpatico siparietto, forse non del tutto adeguato alle circostanze ma certamente pane per i denti dei media.
Forse Romney intendeva sintonizzarsi con l'elettore medio dell'Iowa - cioé con un bifolco, agli occhi di un aristocratico come lui; peccato però che diecimila dollari equivalgano a quattro mesi di stipendio da quelle parti, e comunque ad una cifra che nessuna persona normale giocherebbe a scommettere in questi tempi di vacche magre.
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Per uno come lui, in lotta contro l'etichetta di "candidato di Wall Street" (vedasi il recente spot satirico del Partito Democratico nel quale si gioca a propagandare un suo ticket con il mitico Gordon Gekko di oliverstoniana memoria) e di personaggio troppo lontano dalla gente comune e troppo vicino all'odiato mondo dei miliardari e dei finanzieri (che in effetti, dati alla mano, sono propensi a finanziare lui più di chiunque altro), quel pacchiano sbattere un pacco di grana sul tavolo è stata la mossa più controproducente che la mente umana potesse concepire.
Di un dibattito come questo contano più che altro questi piccoli passaggi di cinquanta secondi destinati a rimanere impressi, ad essere ripresi dalle TV e fatti girare sul web, ad essere usati in spot avversari, ecc. L'immagine di quel signore troppo abbronzato pronto a mettere mano al portafogli per apparire potente, e quindi destinato ad apparire debole, difficilmente gli si scollerà di dosso.
La miglior narrazione in lingua italiana di questa gag la trovate, come spesso accade, sul blog di Andrea Salvadore: che oltre al racconto del magic moment ("terrificante Romney, figura da bimbo viziato, completamente out of touch con la middle class che vorrebbe rappresentare... roba da bulletto che paghera’ cara, paghera’ tutta") dà conto anche delle "infinite reazioni" l'indomani nei talk show politici e della "vetta nei tweet" tra gli spettatori in quel momento di "fessa volgarità in diretta".
Perfino sul sito della National Review, dove solitamente si leggono sperticati elogi per Romney, la recensione del dibattito di sabato decrive un Gingrich indiscusso vincitore  - ed un Perry miracolosamente riposizionatosi come potenziale riserva casomai la bolla del vecchio Newt dovesse esplodere prima di aver chiuso la partita.

Staremo a vedere i sondaggi successivi a questo dibattito; quelli immediatamente antecedenti parlano di un Gingrich in enorme vantaggio, e a questo punto c'è da aspettarsi che la musica non cambi.
E' un quadro che continua a destare irritazione e dincredulità non solo presso l'establishment del partito, ma anche presso gran parte dei commentatori ed opinionisti di area conservatrice (durante l'ultimo weekend Peggy Noonan ha descritto Newt come una mina vagante in quanto notoriamente incapace di non farsi dare alla testa dal successo, e David Brooks lo ha ritratto come troppo statalista anche per un moderato come lui).

Prossimo dibattito giovedì prossimo a Sioux City, cioé sempre lì, in Iowa, dove si apriranno le danze tra appena tre settimane.

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UPDATE - Come volevasi dimostare: stamane, puntuale como la muerte, è arrivato l'immancabile nuovo spot dei democratici, ricavato dalla figuraccia di sabato sera:

2 commenti:

Sal Velluto ha detto...

Alessandro, Il rapporto fra Romney e Perry e' molto piu'amichevole di quanto i Media (sempre pronti ad esagerare) vogliano farci credere.
Dire: "Scommettiamo 10000 dollari?" equivale ad una scommessa "amichevole" e "simbolica", insieme ad un sottinteso "Put your money where your mouth is" Niente bravado, niente spacconeria...

Alessandro Tapparini ha detto...

Dici? Dai commenti che ne sono seguiti (quelli che ho linkato ed infiniti altri nei giorni seguenti) non direi proprio. Forse si deve tener conto anche del tono aggressivo e nervoso con il quale è scappata quella battuta. Ad ogni modo, una gaffe in uno di questi dibattiti è più o meno rilevante nella misura in cui è più o meno idonea a diventare materia prima per uno spot avversario. Quello che ho inserito nel mio update mi pare significativo.

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