Nel decennale della sentenza della Corte Suprema che assegnò a George W. Bush la vittoria dell'elezione presidenziale del 2000, il New York Times Magazine esce con una spassosa fantastoria della presidenza che non è stata, un racconto di come avrebbe potuto andare la storia se l'inquilino della Casa Bianca fosse stato l'ex vice di Bill Clinton.
L'idea è tutto fuorché originale: un "Flog", ossia un fictionary blog, costruito su questo tema e sorprendentemente anonimo, intitolato "The Gore Years" , venne messo online già nel 2006.
E soprattutto, meno di un anno fa Newsweek propose una prima versione del medesimo gioco, affidandolo a tre diverse firme (tra le quali spiccava quella di Christofer Hitchens).
Quella che ora il NYT Mag propone è in effetti una riedizione della stessa idea, ma in una versione molto più corposa e complessa: gli otto anni del doppio mandato del presidente immaginario vengono spezzati in sei segmenti, ciascuno dei quali è affidato ad un diverso autore. La prima firma, cui è toccato cimentarsi nella narrazione di come il Presidente Gore affronta il "suo" Undici Settembre, è quella dell'eclettico scrittore Kurt Andersen, non nuovo al genere del romanzo storico; del tutto analogo il curriculum del sul collega Kevin Baker che firma il secondo episodio, incentrato sulla guerra in Afghanistan; decisamente meno scontata - e meno politicamente corretta - la firma del terzo capitolo, quello dedicato alla rielezione, che appartiene a Glenn Beck, sfrontato tribuno della famigerata Fox News nonché punto di riferimento televisivo del movimento dei Tea Party , il quale con la perfidia per la quale è noto immagina che nel secondo mandato l'ex vice di Bill si prenda Hillary come vice; nel capitolo successivo la premio Pulitzer Jane Smiley racconta di un tentativo di assassinio cui il presidente riesce a scampare; segue il racconto della fase finale della presidenza mancata e della campagna elettorale per la successione (John Edwards contro Mitt Romney), a firma del romanziere, saggista, sceneggiatore e critico letterario Walter Kim; e per finire, lo stesso autore che ha iniziato il racconto lo conclude, immaginando l'alba di una presidenza Romney all'ombra della cui popolarità il povero Gore esce di scena decisamente malconcio.
Mettetevi comodi e buona lettura.
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