lunedì 20 agosto 2012

"VAI A CASA, BARACK": NEWSWEEK SCARICA OBAMA?

Newsweek non è più il settimanale influente ed autorevole che fu: la fusione con il Daily Beast lo ha privato del suo ruolo e del suo peso. Addirittura pare ormai certo che presto smetterà di essere stampato su carta, divenendo definitivamente una propaggine del sito web diretto da Tina Brown. Ciò nondimeno, fa un certo effetto vederlo uscire, ad appena un paio di settimane dalla convention di Charlotte che dovrà consacrare la ricandidatura di Barack Obama per altri quattro anni alla Casa Bianca, con una copertina che invita espressamente il presidente a togliersi di mezzo. "Hit the road", vattene a casa, lo invita senza tante cerimonie il titolo che campeggia sull'ultima cover del settimanale; e di seguito il sottotitolo "Perché ci serve un nuovo presidente".

Fa un certo effetto, perché quattro anni fa Newsweek fu una delle testate più appassionatamente pro-Obama (i neoconservatori del Weekly Standard la soprannominarono sarcasticamente ObamaWeek); le copertine su di lui allora si sprecavano, ma erano tutte simpatizzanti, a volte con venature di agiografia.
Certo, quello era il Newsweek di un tempo, prima dell'era Tina Brown - Daily Beast. Ma in realtà anche il nuovo corso aveva mantenuto la tendenza filo-Obama. Basti pensare alla copertina con la quale appena otto mesi fa, a gennaio, Newsweek aprì l'0anno elettorale, usando come coverstory un pezzo dell'opinionista filogovernativo Andrew Sullivan titolato "Perché i critici di Obama sono così stupidi?".
Qualcosa è cambiato, a quanto pare. La nuova coverstory è un lungo pezzo firmato da Niall Ferguson, lo storico inglese che insegna negli ad Harvard, noto al grande pubblico per le sue trasmissioni su History Channel, specializzato in studi sulla moderna civiltà occidentale,, nel quale si spiega che se Paul Ryan fa tanta paura al presidente è perché quest'ultimo ha tradito tutte le sue promesse, e il piano di Ryan e di Romney "è la nostra unica speranza": 
Nella finanziaria per l'anno fiscale 2010 - la prima che ha presentato - il presidente aveva previsto una crescita del 3,2 per cento nel 2010, del 4,0 per cento nel 2011, del 4,6 per cento nel 2012. I numeri effettivi sono stati del 2,4 per cento nel 2010 e dell'1,8 per cento nel 2011; pochi economisti ora si aspettano che quest'anno potrà risultare consistentemente sopra il 2,3 per cento. La disoccupazione avrebbe dovuto essere del 6 per cento, a quest'epoca. Quella di quest'anno è stata invece in media dell'8,2 per cento finora. Nel frattempo il reddito reale medio familiare annuo è sceso di oltre il 5 per cento dal giugno 2009. Quasi 110 milioni di persone hanno ricevuto un sussidio sociale nel 2011, per lo più Medicaid o buoni pasto. Benvenuti nell'America di Obama: dove quasi la metà della popolazione non risulta vere un reddito imponibile - quasi esattamente la stessa porzione della popolazione che vive in una famiglia in cui almeno un componente riceve un qualche tipo di sussidio o sostegno dallo Stato. Stiamo diventando una nazione fifty-fifty: la metà di noi paga le tasse, l'altra metà riceve i benefici.
Dopo una lunga pars destruens dedicata a descrivere i fallimenti di Obvama sia in politica estera che nelle questioni domestiche, Ferguson si lancia in un appassionato endorsement non tanto di Romney quanto del suo vice Paul Ryan. Non è un vero e proprio endorsement della testata, ma sbattuto in copertina in questo modo suona quasi come se lo fosse.

1 commento:

Davide Piacenza ha detto...

Non so se Romney possa essere effettivamente "l'unica speranza" americana; quel che è certo, però, è che Obama ha tradito buona parte delle promesse con cui era arrivato alla Casa Bianca. In caso interessasse, ho fatto il punto della situazione della campagna elettorale americana sul mio blog. http://misonopersoilblues.net/19/08/il-punto-sulla-campagna-elettorale-americana/

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