mercoledì 16 marzo 2011

IL NUCLEARE FA PAURA? OBAMA NON MOLLA

Mi sfugge davvero su cosa si basi lo svolazzo di Barbara Spinelli, che oggi su La Repubblica appaia Barack Obama ad Angela Merkel come modelli di governanti che sanno attenersi al “dovere della paura” (sic) e pertanto “non negano l'urgenza di correggere i piani nucleari”.
Il riferimento alla Merkel è ineccepibile, visto il messaggio di brusca battuta d’arresto e pausa di riflessione che – a torto o ragione – la cancelliera ha inteso dare ai suoi elettori sulla questione del nucleare (non a caso è "in quota Merkel" anche l'"apocalittico" commissario UE Oettinger, che ieri ha ritenuto di alzare bruscamente i toni di allarme antinuclearista).
Ma proprio per questo, accostarle Obama non ha alcun senso. Il messaggio che la Casa Bianca sta dando in queste ore è esattamente l’opposto: serenità e ferma intenzione ad andare avanti, senza assecondare la paura che inevitabilmente dilaga in queste ore di “sindrome giapponese”. “Obama difende l’uso del nucleare nonostante la calamità in Giappone”, titola oggi il Washington Post. “La Casa Bianca insiste nel puntare sul nucleare”, titola The Politico, che addirittura inserisce la fermezza del presidente sul nucleare, ed il suo rifiuto di disporre una moratoria di tipo “tedesco” nonostante la richiesta di alcuni parlamentari democratici, in un corsivo in cui ci si chiede se la sua sia da leggere come “fredda competenza o passività”.

"Per lungo tempo si è dato per scontato che chi si batte per l’ambiente deve essere contrario al nucleare, ma il fatto è che, anche se negli ultimi trent’anni non sono state costruite centrali, l’energia nucleare rimane la nostra principale fonte di energia pulita". Con queste parole il 16 febbraio dell'anno scorso Obama aveva annunciato la ripresa della costruzione di nuove centrali nucleari negli USA, stanziando a tal fine garanzie federali per 8,33 miliardi di dollari. Partenza nel 2011 con due nuovi reattori in Georgia, affidati alla Southern Co., una delle principali società energetiche dello stato.
Un anno dopo ha rilanciato facendo inserire nel budget per l’anno fiscale 2012 la bellezza di 36 miliardi di dollari in garanzie federali per i nuovi reattori, ed uno stanziamento di oltre 800 milioni in aiuti per la ricerca sul nucleare.

Lo scopo dichiarato è quello di tentare di recuperare il terreno perduto dopo che, a seguito dell’incidente al reattore di Three Mile Island nel 1979, gli USA, pur mantenendo in funzione le centrali già esistenti, hanno cessato di costruirne di nuove. Quell’incidente, oltretutto, causò tanta paura ma non una sola vittima (e a distanza di 32 anni lo si può ormai affermare con tutta serenità). Il panico venne alimentato dal clima della Guerra Fredda, che induceva la gente ad associare il nucleare civile a quello militare e quindi ai rischi della guerra atomica, ed anche dalla banale coincidenza dell’uscita nelle sale, giusto un paio di settimane prima, del film “Sindrome Cinese”, con protagonista Jane Fonda nel ruolo della cronista d’assolato ben determinata a svelare un incidente in una centrale nucleare che i responsabili stanno tentando di tenere segreto. Dalla paura di quei giorni prese le mosse la prima grande campagna antinuclearista, che fu l’archetipo di quelle poi seguite in Europa negli anni Ottanta (indimenticabili le cinque serate consecutive del concerto “No Nukes” al Madison Square Garden di New York, con Jackson Browne, Bruce Springsteen, James Taylor e molti altri giganti del rock).

Ora, proprio quando l’amministrazione Obama sembrava determinata a por fine a quella moratoria, i fatti drammatici del cataclisma giapponese avrebbero potuto indurre a lasciar perdere o comunque ad esibire una battuta d’arresto, tanto più che l’anno prossimo sarà un anno elettorale.
E invece, ieri mattina il Ministro per l’Energia Steven Chu, in una audizione davanti ad una commissione parlamentare, ha espresso questa posizione: “il popolo americano deve avere piena fiducia nel fatto che gli Stati Uniti hanno già oggi delle normative sulla sicurezza sufficienti a garantire che la nostra energia nucleare viene prodotta in modo sicuro e responsabile”.
La stessa linea è stata tenuta dal nuovo portavoce della Casa Bianca Jay Carney, il quale ha detto chiaro e tondo che l’amministrazione non ha intenzione di fare nessun passo indietro. Carney si è appositamente portato in conferenza stampa Greg Jaczko, presidente della Nuclear Regulatory Commission. Quest’ultimo è stato molto fermo: “restiamo convinti che in questo Paese le centrali nucleari operano in assoluta sicurezza”.
Dopodiché nel pomeriggio Obama in persona in un'intervista ad una televisione locale di Pittsburgh ha confermato che l'amministrazione non molla di un centimetro: “nulla è mai totalmente sicuro, né a prova di errore. Quindi ogni volta che si verifica questo tipo di eventi” [proprio così: “eventi”, non “catastrofi” come vorrebbe la Spinelli: Obama evidentemente rientra fra coloro per i quali ad oggi la catastrofe è quella del sisma, mentre sulle centrali in avaria vale ancora la pena di risparmiare certi toni - ndt] “penso sia molto importante per noi studiare come possiamo ulteriormente migliorare la sicurezza e l’efficienza dei nostri impianti … Ovviamente tutte le fonti energetiche hanno i loro inconvenienti. Lo abbiamo visto, tanto per intenderci, con la perdita di petrolio nel Golfo del Messico la scorsa estate. Ma io penso che per noi è importante andare avanti, mantenendo costantemente aperto il ragionamento su come migliorare sempre le tecnologie per venire incontro alle richieste di maggiore sicurezza che la gente pone di continuo”.

Se riuscirà a tenere il punto, tanto di cappello.

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