A giudicare dagli ultimi dati sulla raccolta di finanziamenti, le cose non vanno affatto bene per la candidatura alla Casa Bianca di Mitt Romney. Se infatti,come ben raccontava sabato Mario Platero,
il fundraising per la rielezione di Obama non brilla a confronto del 2008 (quando Obama aveva tagliato il traguardo dell'elezione avendo raccolto complessivamente 745 milioni, record storico assoluto), dato che il Presidente alla fine di marzo risulta aver raccolto solo 196 milioni di dollari quando quattro anni fa alla fine di marzo ne aveva raccolti 235, quello per l'elezione dello sfidante repubblicano ha problemi ancora più gravi.
Innanzitutto, il dato inerente il fundraising del comitato per la rielezione di Obama va mitigato sommandolo a quello dei soldi raccolti dal partito: il Comitato Nazionale Democratico ha infatti raccolto altri 150 milioni, circa il doppio di quelli raccolti nel 2008 .
Ma soprattutto, al netto dei soldi già spesi il comitato pro-Obama ha attualmente nelle proprie casse più di cento milioni di dollari, mentre quello pro Romney ne ha poco più di dieci milioni. In altre parole, oggi come oggi il budget a disposizione della campagna elettorale di Obama è ben dieci volte superiore a quello della campagna di Romney. Questo, beninteso, non perché Obama abbia raccolto dieci volte di più, ma perché Romney ha già dovuto spendere gran parte dei propri finanziamenti per sopravvivere a delle primarie molto lunghe nel corso delle quali ha spesso dovuto investire cifre da capogiro per sbaragliare Rick Santorum e gli altri antagonisti sul piano della propaganda (spot televisivi, ecc.). Comunque, anche al lordo di quanto poi speso, il comitato per la rielezione di Obama ha pur sempre raccolto iù del doppio di quanto raccolto da quello per l'elezione di Romney (157 milioni contro 74). Un divario imbarazzante, che certo potrà essere colmato se qualcosa si metterà in moto ora che Romney ha sostanzialmente vinto le primarie, ma che per ora fa apparire il candidato repubblicano decisamente zoppo.
Ma dai bilanci dei rispettivi comitati elettorali si evince anche un altro divario, che forse dovrebbe preoccupare ancora di più il Grand Old Party.
Prosegue su Good Morning America
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