Con questo irriverente interrogativo il New York Times Magazine titola il lungo pezzo di cui alla altrettanto irriverente copertina del nuovo numero. Nate Silver, enfant prodige dei sondaggi e dei pronostici, pesa a un anno esatto dal voto le chance di rielezione del 44esimo presidente. Qui da noi diremmo piuttosto "fritto" - o forse "bollito" - ma il senso è comunque chiaro.
Tra le interminabili premesse della profezia di Silver, questo frammento mi sembra degno di nota: i sondaggi di adesso lasciano il tempo che trovano, dopotutto "alla fine del settembre 1983 Ronald Reagan era diatro a Walter Mondale di due punti, e nell'ottobre del 1991 George Bush padre era avanti a Bill Clinton di 55 a 20".
Per il resto, il suo sforzo appassionato di mettere assieme un "modello" che partorisca una predizione attendibile è lodevole, ma il risultato non convince più di tanto anche perché si tratta di un giocattolone che difetta di distinguo in base ai gruppi etnici, a quelli anagrafici, alle aree geografiche, ecc.
Comunque, in estrema sintesi la predizione è quadruplice ed è la seguente:
a) Se l'economia NON si ripiglia e lo sfidante è Romney, la probabilità di rielezione di Obama è 17% contro 83;
b) Se l'economia si ripiglia e lo sfidante è Romney, la probabilità di rielezione di Obama è 60% contro 40;
c) Se l'economia si ripiglia e lo sfidante è Perry, la probabilità di rielezione di Obama è 83% contro 17;
d) Se l'economia NON si ripiglia e lo sfidante è Perry, la probabilità di rielezione di Obama è 41% contro 59.
Sintetizzando ancora più brutalmente, si potrebbe parafrasare anche così: se l'economia non si ripiglia, Obama è tostato/fritto/bollito a prescindere da chi sia lo sfidante, ma solo se lo sfindate è Romney rischia una debacle di proporzioni apocalittiche; se l'economia si ripiglia, è comunque salvo - e in tal caso vince contro Romney e stravince contro Perry.
Mi lascia sempre perplesso tutta questa fiducia nella maggior eleggibilità di Romney - tendenzialmente perché più moderato, più mainstream, più rassicurante, ecc. - che finisce per collimare con l'insipido miraggio di Mitt "l'inevitabile": a giudicare dalle prime prove generali, lo staff di Obama si divertirebbe non poco a fare a pezzi questo "imbattibile" sfidante.
Mi lascia sempre perplesso tutta questa fiducia nella maggior eleggibilità di Romney - tendenzialmente perché più moderato, più mainstream, più rassicurante, ecc. - che finisce per collimare con l'insipido miraggio di Mitt "l'inevitabile": a giudicare dalle prime prove generali, lo staff di Obama si divertirebbe non poco a fare a pezzi questo "imbattibile" sfidante.
Ma al contempo trovo molto saggio il fatto che tutta la elucrubazione del creatore di FiveThirtyEight dia per assodato un dato: i possibili veri sfidanti, gli unici "casi" sui quali vale la pena di concentrarsi, sono solo due - Romney e Perry.
Tutto il resto è rumore di fondo e passerà presto, vedrete.
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