Michael Scherer di TIME ricorda che in occasione del Super Bowl del 2009 il neoeletto presidente Obama dichiarò molto apertamente che avrebbe tifato per I Pittsburgh Steelers contro gli Arizona Cardinals, essendo da tempo un appassionato fan dei primi; e trova quindi un tantino patetico che ieri, solo perché il ciclo elettorale incombe, Obama si sia detto neutrale come la Svizzera e si sia tirato indietro con un ponziopilatesco “vinca il migliore”, negando stavolta il suo tifo agli Steelers contro i Green Bay Packers (che sono una squadra del Wisconsin, Stato in cui alle elezioni di mezzo termine i Dem hanno perso pericolosamente terreno).
Leggendo questa quisquilia me ne è tornata in mente una di oltre due anni fa. A pochi giorni dal voto per le presidenziali del 2008 Peter Nicholas del Los Angeles Times, dopo aver seguito Obama per tutta la campagna, si concesse un piccolo sfogo: nell’avvicinare Obama, sospirò, ci si aspetta un personaggio interessantissimo, dal fascino irresistibile; e invece ci si ritrova davanti un uomo freddo, spiacevolmente asettico, perpetuamente “in posa per le telecamere” al punto da non poter risultare interessante se non sul video. “E’ paradossale” scrive Nicholas “che un uomo che attrae folle di decine di migliaia di persone ai suoi comizi, il cui carisma viene associato a quello di John F. Kennedy, possa rivelarsi un uomo così noioso…dopo tanto tempo passato insieme a lui, io ancora non so chi sia veramente”. Tra gli aneddoti raccontati da Nicholas ce n’era uno, piccino piccino, che può fare il paio con quello di Scherer. Una volta Obama, mentre si trovava sul suo aereo con i giornalisti, si mise a chiacchierare della squadra di baseball di cui è tifoso, i White Sox di Chicago. Era la tipica situazione in cui un politico abile riesce a fraternizzare con i giornalisti regalando loro scampoli della sua vita privata. Invece Obama riuscì a parlare come una persona normale solo per poco, perché ben presto uno dei reporter presenti, rendendosi conto che finalmente trapelava un briciolo di umanità da raccontare, accese il registratore. Obama immediatamente captò il gesto e cominciò a moderare l’entusiasmo del suo discorso da tifoso. Si accesero altri registratori, e in pochi istanti Obama, pur senza dare il minimo segno di fastidio, cambiò argomento e si rimise a recitare diligentemente, come un automa ben programmato, i soliti discorsi preparati dai suoi addetti alla propaganda.
Non so se queste inezie abbiano qualcosa a che fare con la ben più seria questione della radicale differenza di “stile” tra il 44esimo presidente ed il 40esimo di cui tanto si è disquisito in questi giorni, ma sospetto che un pochino, nel loro piccolo, ci azzecchino.
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