giovedì 26 gennaio 2012

MARCO RUBIO CI METTE LO ZAMPINO


“Benvenuti alla primaria della Florida, cari candidati repubblicani per il 2012. Non vediamo l'ora di contribuire a scegliere il prossimo Presidente degli Stati Uniti e a battere Barack Obama”.
Così l'altro giorno su Twitter faceva ammiccante gli onori di casa ai quattro sopravvissuti della South Carolina il venerato Marco Rubio, piacente senatore quarantenne della Florida di origini cubane, idolo dei Tea Party.
Rubio sa bene di essere la ragazza più corteggiata del liceo, e ci marcia: è una sorta di versione ispanica e repubblicana di ciò che è stato Obama (su questo c'è concordia bipartisan, da Christian Rocca a Guido Moltedo), e proprio per questo è il candidato vicepresidente ideale di chiunque riescirà a candidarsi come sfidante di Obama.
Rubio aveva deciso di candidarsi al Senato nello stesso anno in cui aveva deciso di provarci anche Charlie Crist, il governatore dello Stato dopo Jeb Bush, un repubblicano aristocratico e centrista affine per molti versi al Mitt Romney che governava il Massachusetts. Ben presto Crist capì che nella nuova stagione politica, infausta per i moderati specie se esponenti del vecchio establishment, alle primarie sarebbe stato umiliato, per cui si ritirò e si candidò da indipendente - e venne umiliato anche così.
L'anno scorso Rubio aveva messo le mani avanti dichiarando che non avrebbe dato a nessuno il proprio endorsement, e lo ha ribadito qualche giorno fa - ma era difficile credere che avrebbe potuto davvero mantenersi del tutto neutrale.
A stanarlo è stato Newt Gingrich, che martedì con mossa un tantino maldestra ha paragonato la competizione tra sé e Romney a quella tra Rubio e Crist (complice il fatto che alcuni ex consulenti di Crist lavorano alla candidatura di Romney in Florida). Il diretto interessato, che peraltro in quella competizione aveva ricevuto l'endorsement di Romney, si è visto costretto a sconfessare ufficialmente quell'ardito paragone.
Ieri la dose è stata rincarata allorché il vecchio Newt ha mandato in onda uno spot radiofonico in lingua spagnola nel quale taccia Romney di avere una linea “anti-immigrazione”. Il “neutrale” Rubio è intervenuto per la seconda volta in due giorni, deprecando il “linguaggio inappropriato” e il “messaggio incendiario”. Stavolta l'intervento del giovine Marco è stato del tutto gratuito, sia perché stavolta non era stato tirato in ballo personalmente (anche se era stato invaso il suo territorio tribale, quello del voto ispanico), sia perché lo spot di Gingrich era veritiero (l'immigrazione è uno dei temi sui quali il centrista Romney ha assunto posizioni molto muscolari per recuperare a destra).
In Florida si vota fra cinque giorni, c'è tempo almeno per una terza puntata della telenovela.
Intanto, domani Rubio terrà un discorso ad un evento dell' Hispanic Leadership Network, associazione repubblicana pro-immigrazione fondata dall'ex governatore Jeb Bush. Jeb (fratello di George W.), che parla fluentemente spagnolo ed ha una moglie messicana, è l'altro "pezzo grosso" del Partito Repubblicano in Florida, ed ha anche lui annunciato che non esprimerà endorsement prima dell'esito delle primarie (mesi fa, però, aveva manifestato apprezzamento per Romney, che ha già incassato l'appoggio del padre George H. W.).

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