giovedì 9 giugno 2011

LA DOTTRINA OBAMA PER LO YEMEN

Tanto per non perdere il filo:
- in Yemen c’è una dittatura, ma l’opposizione è infestata da Al-Qaeda e il dittatore (in sella dal 1978) è-era tendenzialmente filo-USA, quindi “il nostro figlio di puttana” nell'accezione di rooseveltiana memoria: donde l’applicazione del modulo pakistano anziché di quello libico.
- in quest’ottica nel 2009 l’amministrazione Obama, pochi giorni dopo che il Presidente veniva insignito di non ricordo più quale onorificenza, aveva varato, di comune accordo con il locale regime, una campagna “segreta” – cioè ufficialmente smentita - di bombardamenti (con la formula C.I.A./Pentagono destinata ad imperare nell’era post-Bush, più o meno come quella Disney/Pixar). Il New York Times l’aveva definita “la terza guerra di Obama”, nel senso che si sommava al fronte afghano e a quello irakeno (scorporando il Pakistan, che per molti è incluso nel prezzo della guerra in Afghanistan, la Libia - che all'epoca era ancora molto di là da venire - si pottrebbe quindi definire la quinta).
- la “guerra segreta” in Yemen, fatta di bombardamenti ma anche di supporto alle milizie di regime, è proseguita ad intermittenza sino ad oggi, trasformandosi però via via in un’operazione sempre meno “antiterroristica” e sempre più “antisommossa”. Anche perché nel frattempo si è inserita la versione locale della “primavera araba”, e Obama, per evitare che il dittatore yemenita cascasse di botto come era accaduto Mubarak, lo ha dapprima convinto ad accettare una uscita di scena molto graduale, limitandosi a brontolare un po’ quando faceva sparare sulla folla in stile Gheddafi, salvo poi scaricarlo tout court quando si è capito che non avrebbe retto oltre.

Ecco.
Ora, la notizia di oggi è che siccome non si è ancora trovato nessuno per tamponare il buco, la C.I.A. e il Pentagono - che dai cruise lanciati dalle portaerei erano da tempo passati ai bombardamenti con i droni (appunto: modulo pakistano) -, hanno intensificato massicciamente i bombardamenti, per evitare che qualcuno approfitti del vuoto lasciato dal dittatore scaricato il quale frattanto è dovuto riparare a Riad più morto che vivo. Fermo restando, naturalmente, che nessuna guerra è mai stata formalmente "dichiarata" in Yemen (nè è mai stata adottata alcuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, o altre carabattole simili).

C’è chi lo definisce conseguenzialismo.

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