mercoledì 14 marzo 2012

NELLA BATTAGLIA DEL SUD, IL VERO SCONFITTO E' NEWT

Come al solito una volta depositatosi il polverone notturno dei sondaggi, degli exit poll, dei risultati parziali e dei comizi di vittoria, il risveglio riporta alla la realtà dell'assegnazione dei delegati alla convention nazionale di Tampa, che è ciò che conta per vincere le primarie.
In questo senso la vittoria di Santorum in Alabama e Mississippi conti alla mano non sposta quasi nulla, anche se certamente ha un impatto politico-psicologico non irrilevante in quanto scalfisce una volta di più la già traballante immagine di frontrunner di Romney (anche perché in entrambi gli Stati gemelli del profondo Sud Mitt è arrivato al terzo posto, battuto persino da Gingrich anche se di pochissimo).
In entrambi gli Stati, infatti, i delegati si assegnano con metodo proporzionale, e la vittoria è stata di misura con Santorum tallonato sia da Romney che da Gingrich. I 40 delegati del Mississippi verranno quindi spartiti in tre quote pressoché identiche; in Alabama invece pesa di più la distribuzione dei voti sul territorio, perché lì Romney, diversamente che in Mississippi (ma analogamente a quanto accaduto una settimana fa in Ohio), ha vinto esclusivamente nelle grandi città, mentre tutta l'area rurale (decisamente dominante in quello Stato) è spartita fra i suoi due antagonisti.
Comunque alla fine il divario è modesto e a contobilanciarlo bastano i buoni risultati di Romney nelle due votazioni minori di stanotte, le isole Samoa e Hawaii.

Alla fine il bilancio nella conta dei delegati si riassume comunque con Romney che ha il doppio dei delegati di Santorum, mentre quest'ultimo ha quasi il doppio dei delegati di Gingrich (rispettivamente: 480, 234 e 139).
L'unica vera conseguenza del voto di ieri è quindi il mancato sorpasso di Gingrich su Santorum, il che a questo punto rende davvero assurda la permanenza in gara del vecchio Newt. La sua fantomatica “Southern Strategy” non ha funzionato, e per di più i sondaggi dell'ultim'ora lo avevano dato per favorito, rendendo ancora più cocente la sconfitta in base allo spietato “gioco delle aspettative”.
A meno che veramente non si ostini a restare in ballo solo per vendere qualche copia in più dei suoi libri – o per sottrarre voti a Santorum dirottandoli su un binario morto ad esclusivo vantaggio di Romney, come ipotizzavo qui ieri – Gingrich subirà ora pressioni enormi per indurlo a ritirarsi. Se mollerà, assisteremo probabilmente ad un braccio di ferro tra Mitt e Rick sino ad estate inoltrata.

Prossima tappa importante: le primarie dell'Illinois, fra una settimana. Sessantanove delegati in palio. Stay tuned!

uscito su Good Morning America

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