venerdì 11 settembre 2009

WORLD TRADE CENTER

"Per tanti aspetti, i morti del WTC formavano una sorta di parlamento universale: erano rappresentati sessantadue paesi e quasi tutti i gruppi etnici e le religioni del mondo. C'era un agente di borsa ex hippie, il cappellano cattolico e gay dei Vigili del Fuoco di New York, un giocatore di hockey giapponese, un sous-chef ecuadoriano, un collezionista di bambole Barbie, un calligrafo vegetariano, un contabile palestinese... La svariata natura delle loro vite attestava la verità dell'affermazione coranica secondo la quale spegnere una singola vita significa distruggere un universo. Il bersaglio di al-Qaeda era stato l'America, ma essa aveva colpito l'intera umanità".

Lawrence Wright - "The looming Tower. Al-Qaeda and the road to 9/11" (senza dubbio uno dei libri più belli degli ultimi 10 anni).

Otto anni dopo, prosegue una ormai surreale "caccia a Bin Laden", da qualche parte in una landa desolata detta Waziristan. Cioé in Pakistan (e quindi con una traballante collaborazione dell'intelligence indigena, la cui scarsa affidabilità potrebbe forse contribuire a spiegare l'inconcludenza della caccia, come adombrato oggi in questo post dal blog di un cronista di TIME ).
Qui un colorito e piuttosto sconfortante reportage dal Times di due giorni fa (e per i pigri e i non anglofoni, qui uno spiccio riassuntino di Giudo Olimpio dal Corriere di ieri).

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