mercoledì 11 aprile 2012

SANTORUM LASCIA: AI REPUBBLICANI NON RESTA CHE ROMNEY

Ironia della sorte, alla fine è successo proprio a Gettysburg. Là dove il 3 luglio del 1863 le truppe dell'Unione nordista, dopo tre giorni di massacro, riuscirono ad infliggere ai confederati del generale Lee una sconfitta decisivache avrebbe segnato le sorti della Guerra Civile. E dove il 19 novembre dello stesso anno, in occasione della inaugurazione del cimitero militare creato per seppellire sul campo i caduti di quella battaglia, Abraham Lincoln pronunciò un breve discorso destinato a passare alla storia come il suo più famoso - quello che si conclude con la promessa che "questi morti non sono morti invano; che questa nazione, sotto l'autorità e la protezione di Dio, abbia una rinascita di libertà; e che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire sulla terra".

Anche Rick Santorum ieri ha tenuto un breve discorso lì a Gettysburg, nella sua Pennsylvania. Un discorso tenuto nella piccola sala riunioni di un hotel, che probabilmente non passerà alla storia come quello di Lincoln ma che segna un passaggio importante nella storia di queste elezioni presidenziali. Senza attendere il voto nella primaria che lì si terrà il 24 aprile (della quale, a questo punto, non importerà più nulla a nessuno), quello che ormai era da tempo l'unico vero antagonista di Romney ha annunciato di aver "sospeso" la propria campagna, il che tradotto dal politichese USA significa che ha gettato la spugna ("sospeso" e non "terminato" significa solo che temporaneamente resta aperta la gestione dei finanziamenti, che non c'è ancora un ufficiale "liberi tutti" per i suoi delegati alla convention nazionale). Santorum ha spiegato che la decisione è stata dettata anche dai gravi problemi di salute della sua figlioletta di tre anni, e di questo ha parlato per quasi metà del tempo; ma di fatto la sua è soprattutto una presa d'atto del fatto che ormai è tempo che i repubblicani mettano assieme una campagna di sostegno alla candidatura Romney.
Ecco il video integrale del suo discorso:
Finisce quindi ufficialmente la parabola di questa candidatura che per quattro mesi ha spiazzato tutti i pronostici. Santorum ha tenuto inaspettatamente testa al favorito Romney bettendolo in ben undici votazioni (Iowa, Colorado, Minnesota, North Dakota, Oklahoma, Tennessee, Kansas, Alabama, Mississippi, Louisiana e Missouri). Eppure contrariamente al suo avversario disponeva di risorse economiche risibili, di uno staff poco più che dilettantesco e di appoggi pressoché nulli nell'establishment del partito. Non solo: in partenza, non godeva nemmeno del sostegno della base conservatrice arrabbiata dei "Tea Party". E non aveva dalla sua parte nemmeno in vantaggio di essere un "volto nuovo", trattandosi di un ex senatore di lungo corso che era uscito di scena sei anni fa perché bocciato dai suoi stessi elettori. Aveva tutto contro, insomma. Eppure. Johnathan Chait del New York magazine ha pubblicato nottetempo un post dal titolo "Requiem per un corpo ancora caldo", in cui osserva che "Santorum probabilmente è riuscito a fare più cose cose con meno mezzi (more with less) di quanto qualunque altro candidato nella storia delle moderne primarie fosse mai riuscito a fare".
Lui stesso, nel suo discorso di ieri, ha definito "improbabile" questa sua campagna e "miracolose" le sue numerose vittorie. La verità, da tempo sotto gli occhi di tutti, è che dietro questi "miracoli" non ci sono stati colpi di genio o grandi talenti, ma solo la ostinata resistenza di una parte importante dell'elettorato repubblicano nei confronti della candidatura di Romney, che in effetti si è confermata debole proprio perché messa a dura prova da un antagonista di seconda fila come Santorum. "Il successo di Santorum" scrive Chait "è stato prodotto unicamente dal fatto di essere un repubblicano che non si chiama Romney, al quale è capitato di passare di lì in un momento in cui ogni altra alternativa era stata distrutta dai soldi di Romney oppure era collassata per i fatti suoi". La vittoria di Romney in queste primarie, quindi, non è risultata affatto "inevitabile" come molti avevano avventatamente pronosticato l'anno scorso: alla fine è arrivata quasi per sfinimento.
Ieri a Gettysburg Santorum non ha pronunciato alcun endorsement in favore di Romney; ma altri lo hanno fatto subito dopo il sup annuncio. Foster Friess, il miliardario con il cappello da cowboy che ha finanziato ad oltranza la candidatura di Santorum, si è prontamente dichiarato disposto a dare il suo appoggio a Romney. Altrettanto ha fatto Bobby Jindal, lo stimato governatore della Louisiana che aveva inizialmente dato il proprio endorsement al governatore del Texas Rick Perry.
E ora, per dirla con le parole di Andy Borowitz, il comico che usa Twitter come palcoscenico, Mitt Romney può lanciare il suo nuovo slogan elettorale: "cari repubblicani, mi spiace per voi ma ormai non vi resta altra scelta". Che la campagna elettorale generale, quella contro Obama, abbia inizio.

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