lunedì 2 aprile 2012

I BROCCOLI DELLA CORTE SUPREMA

Esauriti i tre giorni di udienza alla Corte Suprema per la discussione sulla costituzionalità della riforma sanitaria voluta da Obama, non c'è dubbio che il passaggio che verrà ricordato come il più pittoresco è quello in cui il giudice Antonin Scalia, da decenni leader della fazione conservatrice della Corte, ha criticato l'obbligo per ciascun cittadino di dotarsi di una assicurazione sanitaria (il famigerato mandate attorno al quale ruota gran parte della controversia) affermando che se lo Stato ha diritto di imporre all'individuo di comprare l'assicurazione sanitaria quando sceglie come gestire il rischio per la propria salute, allora può anche imporgli di comprare i broccoli quando va al supermercato a fare la spesa.
Vista da qui pare un'immagine incredibilmente eccentrica, ma oltreoceano è stata di grande impatto perché là, dove più di un terzo della popolazione è gravemente sovrappeso, le politiche antiobesità negli ultimi anni sono divenute l'emblema dello statalismo paternalista, mal tollerato da chi considera prioritaria la difesa della libertà individuale.
Da quando Barack Obama è arrivato alla Casa Bianca si sono improvvisamente intensificati gli sforzi da parte del governo di incentivare una alimentazione più sana; per la verità si è però trattato più che altro di campagne di sensibilizzazione, prima fra tutte le celebre "Let's move"appassionatamente promossa dalla first lady Michelle Obama, convinta salutista, la quale ha dichiarato guerra all'obesità infantile. A molti americani questo ergersi a paladina dell'alimentazione sana da parte della first lady (e first mum) non è piaciuto, tanto che più di un anno fa Sarah Palin, da tempo autoproclamatasi portavoce della “pancia” (e dello stomaco?) antistatalista dell'America profonda, se ne uscì con un rimbrotto contro il governo che "invece che di impicciarsi nella nostra vita in base alle preferenze personali di alcuni politici o delle mogli di alcuni politici, dovrebbe lasciarci in pace, togliersi dai piedi e lasciare che ciascuno di noi, esercitando la libertà che Dio gli ha donato, prenda le sue decisioni".
Toni apocalittici contro una semplice campagna di sensibilizzazione: chissà che sarebbe accaduto se davvero si fosse passati a misure più pesanti come latassazione di bibite e dolciumi cui pure in un primo tempo l'amministrazione Obama aveva anche pensato. Del resto, se il governo federale alla fine ha ritenuto di non spingersi a tanto, alcune misure coercitive sono pure comparse qua e là a livello locale: ad esempio un anno fa nella liberal San Francisco l'amministrazione comunale vietò di abbinare i giocattoli omaggio agli happy meal, i menu per bambini di McDonald's, nel tentativo di disinnescare la principale esca che attrae i più piccini verso cheeseburger e patate fritte tenendoli alla larga da broccoli e carotine; la McDonald's peraltro aggirò il divieto trasformando l'omaggio in vendita al simbolico prezzo di dieci centesimi.
Quando si affronta l'argomento si fa un gran parlare della concentrazione del fenomeno tra i diversi strati sociali, perché il cibo fast e junk deve il proprio successo soprattutto al fatto di essere cheap (donde l'insofferenza verso le crociate ant-grasso che vengono spesse avvertite come eccessi snob di politici radical-chic), e quindi l'obesità colpisce soprattutto i meno abbienti. ma un'altra interessante chiave di lettura è quella della diffusione geografica del fenomeno. Un'utile istantanea l'ha scattata la Gallup, che dopo aver condotto una ricerca sul territorio per tutto il 2011, negli scorsi giorni ha pubblicato una sorta di classifica dei dieci centri abitati "più grassi" d'America.
In base a questa rilevazione, la capitale americana del grasso sarebbe l'area metropolitana McAllen-Edinburg-Mission, nel Texas meridionale verso il confine con il Messico, dove il tasso di obesità è di poco inferiore al 39%; al secondo posto un'altra area metropolitcana complessa, quella di Huntington-Ashland che sorge a cavallo tra West Virginia, Kentucky e Ohio, la quale venne additata come "zona meno sana d'America" in un servizio della Associated Press nel 2008. Al terzo posto la cittadina di Binghamton nel Sud dello Stato di New York, seguita a ruota dalla città industriale di Rockford, nel Nord dell'Illinois, per poi tornare in Texas, nell'area petrolifera di Beaumont-Port Arthur.  
Ecco la mappa vera e propria:
Sempre in base a questa ricerca, la città più sana degli States - quanto meno in base al tasso di obesità - sarebbe Boulder, in Colorado, dove il tasso è meno della metà di quello nazionale (12%), e sempre in Colorado è anche il luogo terzo in classifica, ossia l'area di Fort Collins - Loveland; tra i due, al secondo posto, Bridgeport, la città più grande del Connecticut. Al quarto posto la cittadina di Barnstable in Massachusetts, mentre per trovare una località sita nella salutistica California bisogna arrivare alla quinta posizione, dove troviamo Santa Barbara dove il tasso di obesità sarebbe poco sopra il 16%.

Nessun commento:

Posta un commento