martedì 19 aprile 2011

SI MOLTIPLICANO I GRANDI BLOG "BELLICI"

Non saprei dire se la cosa vada letta come sintomatica, ma è un fatto che le principali testate giornalistiche si stanno dotando, una dopo l’altra, di un blog esclusivamente dedicato alle faccende belliche e militari, solitamente affidato a firme di prestigio.

Era partito nel dicembre del 2007 il sito del New York Times con il blog collettivo “At War”, capitanato dal corrispondente Stephen Farrell che il NYT aveva appena strappato al britannico Times (curiosità: come corrispondente del Times, Farrel era sopravvissuto ad un rapimento in Iraq nel 2004; lavorando per il NYT avrebbe bissato la spassosa esperienza in Afghanistan, nel 2008). All’epoca parve tanto una cosa da “era Bush”; ma nella Nuova Era del Presidente-premio-Nobel-per-la-Pace questo genere di blog anziché sbaraccare ha preso sempre più piede.
Se infatti il Washington Post ha per ora scelto di non imitare il concorrente (benché sul suo sito girino molti blog tematici: ben sei -!- solo su temi di religione), altri l'hanno fatto: l'Economist, ad esempio, all'inizio dello scorso febbraio ha varato il suo Klausewitz, giusto in tempo per dilettarsi con l’impresa libica.

Poche ore fa l’ultimo arrivato: Battleland, sul sito di TIME, blogger in chief lo storico corrispondente Mark Thompson (uno che negli anni Ottanta appena 32enne aveva vinto un Pulitzer per un’inchiesta su un letale difetto progettuale in un certo tipo di elicotteri usati dal Pentagono), il quale giusto ieri si è guarda caso aperto anche un account su Twitter.
Qui in Italia per ora l’unico caso è rappresentato da “Risiko”, che Alberto Simoni, il più giovane fra i tre americanisti de La Stampa, cura sul sito del quotidiano torinese. Altri seguiranno?

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