giovedì 24 settembre 2009

"NON SI IMPONE DALL'ESTERNO". E DALL'INTERNO?


Tutti i titoli dei “grandi” media nostrani dedicati all'intervento di Obama ieri all'ONU sono incentrati su questo passaggio:

“Democracy cannot be imposed on any nation from the outside. Each society must search for its own path, and no path is perfect. Each country will pursue a path rooted in the culture of its people and in its past traditions. And I admit that America has too often been selective in its promotion of democracy”.

Inevitabile che fosse quella frase a fare chiasso; ma per leggerla sensatamente, bisogna focalizzare sul fatto che essa è letteralmente incastonata fra questa:

“I pledge that America will always stand with those who stand up for their dignity and their rights -- for the student who seeks to learn; the voter who demands to be heard; the innocent who longs to be free; the oppressed who yearns to be equal”

…e quest’altra:

“There are basic principles that are universal; there are certain truths which are self-evident -- and the United States of America will never waver in our efforts to stand up for the right of people everywhere to determine their own destiny”.
Altrettanto trascurato, sui nostri giornali, il fatto che il tutto era stato introdotto da questa premessa:

“we must champion those principles which ensure that governments reflect the will of the people. These principles cannot be afterthoughts -- democracy and human rights are essential to achieving each of the goals that I've discussed today, because governments of the people and by the people are more likely to act in the broader interests of their own people, rather than narrow interests of those in power”

E da questo ammonimento:

“The people of the world want change. They will not long tolerate those who
are on the wrong side of history”.
Quest’ultima frase non suona troppo reaganiana solo perchè il soggetto sono “loro” (i cittadini del pianeta), e non “noi” (americani, occidentali, ecc.); tuttavia, il concetto " siete dalla parte sbagliata della storia” (ricicciato: gli speechwriter di Obama l’avevano già usato nel discorso di inaugurazione della sua presidenza, quale "bastone" seguito dalla "carota" , “ma vi porgeremo la nostra mano se voi siete disposti a sciogliere il pugno” – già allora Camillo lo sottolineò come “molto bushiano”), ha comunque un retrogusto vagamente reaganiano (ricorda un po' la profezia che Ronnie infilò nel suo mitico discorso al parlamento inglese nel giugno del 1982 , quello dell’ “impero del male”, in cui sentenziò il comunismo sarebbe stato “consegnato alla storia come un mucchio di ceneri”), che conferisce al discorso un tono decisamente – come dire? – “non europeo”.

Non a caso Paolo Valentino nota sul Corriere che quando si passa dall’empireo delle belle parole al concreto delle questioni aperte “Obama e George W. appaiono meno conflittuali, e la politica estera americana mostra le sue continuità di fondo”.

Uno potrebbe anche sintetizzarla così: la democrazia non può essere imposta dall’esterno, ma noi siamo dalla parte giusta della storia e se qualcuno avrà bisogno di noi per rovesciare (dall’interno?) qualcuno di quei tiranni che stanno dalla parte sbagliata (in Iran? In Birmania? In Georgia? In Tibet? A Cuba?...), non ci tireremo indietro…

Sul piano della retorica, il 44esimo presidente si conferma (come già nel famoso -? – discorso del Cairo) ambivalente, generico, molto attento a strappare applausi senza mai sbilanciarsi e senza mai vincolarsi ad un contenuto concreto.
Continua a non esistere una “dottrina Obama” (benché i conservatori incazzati del Washington Times la riassumano polemicamente : “resa, indorata con una glassa di belle parole”).
Continuiamo a non sapere che farà questa amministrazione del National Endowment for Democracies, del USAID, e di altre cosucce del genere che tanto ingrifano i dietrologi.

Le chiacchiere stanno a zero, restiamo appostati in paziente (ehm) attesa di fatti. O di decisioni, per dirla con l'elefantone.

2 commenti:

  1. il problema e' che Obama deve mettere un po' di pezze qua e la' dove ha fatto danni la precedente amministrazione, e per farlo deve usare un minimo di metodi vecchi
    Piu' tardi verra' fuori con una linea piu' chiara e personale, si spera ...

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  2. Obama sta procedendo nel suo cammino a piccoli passi, con molta saggezza e accortezza. Non si sbilancia e fa bene, perchè la situazione degli Usa non è più quella di un tempo e tuttavia porta avanti ideali che sono GIUSTI sotto tutti i cieli. E' per questo che i dietrologi tipo Ferrara restano spiazzati. Non c'è dietrologia da cercare. C'è solo da prendere atto che Obama propone delle cose possibili, oltre che giuste, e che i Paesi occidentali e orientali non ne vogliono sapere perchè per loro gli affari (muoia chi muoia!) vengono prima di tutto! Quando la gente comincerà a guardarsi davvero attorno forse comincerà a capire che Obama sta solo dicendo ciò che è indispensabile fare se vogliamo continuare a vivere e a vivere in un contesto di pace. Non pace virtuale, pace vera

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