1) un articolo “americano” (presumo di Christian Rocca) in cui si dà conto di come il Pentagono abbia annunciato che l’Iran è già in possesso dell’uranio arricchito sufficiente a farsi l’atomica - e ciò facendo ha sputtanato la CIA che nel 2007 cautamente parlava di un rischio concreto solo a partire dal 2012 (ma sarebbe opportuno precisare: la CIA bushiana, ché il nuovo capo di quella Obamiana è partito zufolando tutt'altra musica...) [DAY-AFTER UPDATE: 24 ore dopo il WSJ rincara la dose segnalando che la sortita del Pentagono si basa sull'ultimo rapporto dell'IAEA, l'organismo dell'ONU preposto a vigilare sulla proliferazione nucleare];
2) un articolo “romano” (scritto leggendo il Financial Times di ieri) in cui si racconta di un rapporto dell’Institute for Near East Policy che avverte la Casa Bianca del fatto che, ormai, l’unica via per stoppare Teheran è quella di mettersi d’accordo con il Cremlino, posto che sarebbero i russi a fornire all’Iran “la nuova versione dei missili SS300 e i sofisticati sistemi di difesa aerea” che renderebbero potenzialmente operativo l’arsenale nucleare dei Mullah, con “un contratto da 800 milioni di dollari che Medvedev ha “congelato” in attesa del prossimo vertice USA-Russia” . e in cui si segnala che “Ieri Mosca ha offerto a Teheran di quotare il greggio alla Borsa di San Pietroburgo,aggirando così le sanzioni”.
3) un editoriale del direttore in cui si sospira: “Se Obama dedicasse alla prevenzione del nucleare iraniano la stessa ferma volontà che ha impiegato nel seguire e consolidare la strategia irachena portata a compimento dal predecessore, ci sarebbe da leccarsi i baffi”...
A questo trittico manca decisamente un quarto tassello: Ieri il NYT ha messo a segno un discreto scoop, rendendo pubblica la soffiata di un anonimo funzionario dell’attuale amministrazione, stando alla quale il mese scorso il presidente Obama avrebbe fatto recapitare nelle mani del premier russo Medvedev una “lettera segreta” (ehm...) con la quale offriva l’abbandono del piano americano di scudo spaziale da installare nell’Europa dell’Est (Rep. Ceca e Polonia), in cambio di una rinuncia da parte dell’Iran di dotarsi di ordigni nucleari e di missili balistici.
E guarda caso, nelle stesse ore il ministro degli esteri russo preannuncia proposte di rinegoziazione globale del disarmo balistico, che coinvolgano anche Teheran.
Guardando questo quadretto, mi torna in mente un'analisi sorprendentemente datata, di quasi un anno e mezzo fa, nella quale Victor Zaslavsky si domandava "se Putin cerca di ingannare Ahmadinejad promettendogli l’appoggio al programma nucleare o piuttosto gli americani dichiarandosi pronto ad impedire la costruzione della bomba atomica iraniana", e giungeva alla conclusione che "Putin intende giocare la carta di Ahmadinejad per strappare concessioni agli americani e spingerli a rivedere la loro intenzione d’installare missili in Polonia e il sistema radar nella Repubblica Ceca".
Se davvero la nuova amministrazione USA si stesse rassegnando ad accettare quell'affare, il prezzo della nuova strategia per fottere Teheran sarebbe quello di concedere a Putin la creazione - uso le parole di Robert Kagan - di "una zona di influenza all'interno della Nato, con uno status di sicurezza inferiore per i paesi lungo i confini strategici della Russia".
PS - LATE NIGHT UPDATE - Il Presidente in serata "smentisce" lo scoop del NYT, ma le virgolette sono d'obbligo: a ben vedere, si tratta, in buona sostanza, di una vera e propria conferma.
è un caso che ieri stavamo parlando di "Caccia a Ottobre Rosso"?
RispondiEliminaCerte cose le sentiamo nell'aria, noialtri... ;)
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